Violenza sessuale a Collio, lo psicologo: «Si protegga la bambina»

Una gravidanza a quell’età è «innaturale, comporta un salto generazione fortissimo». Ed è difficile da affrontare tanto più se all’origine, come nel caso in questione, c’è la violenza. Alberto Ghilardi, ordinario di Psicologia clinica dell’Università di Brescia, appresa la notizia dalla stampa, parla di una situazione «con diversi livelli di problematicità» che va affrontata subito proteggendo la bambina affinché non perda la fiducia di base.
Trattandosi di un dramma consumato in un contesto in cui avrebbe dovuto essere accudita, la giovane vittima «potrebbe pensare che non esistano luoghi sicuri. Va quindi aiutata a recuperare la possibilità di fidarsi di chi le sta accanto ora e di chi avrà vicino in futuro. In quest’ottica è importante che sia stata immediatamente collocata in un ambiente che lei senta sicuro per se stessa e venga circondata da persone e oggetti (che siano giochi, coperte o vestiti) che la rassicurino».
Pensando al processo che dovrà affrontare, Ghilardi sottolinea quanto sia fondamentale che la bambina venga «seguita e accompagnata dalla Tutela minori durante ogni fase. Riparlare di quanto accaduto per molte persone significa, infatti, riviverlo». Con specifiche tecniche psicologiche la vittima «va aiutata a recuperare e ristrutturare l’evento affinché l’impatto emotivo dello stesso non sia catastrofico. Questo percorso va iniziato subito: far finta di niente è, infatti, molto pericoloso».
Sono quattro le tipologie di rischio che in questi casi drammatici possono palesarsi: «Bisogna aiutare la bambina a non perdere la fiducia di base – ribadisce –. Bisogna evitare che il dramma si cronicizzi impedendole di costruire relazioni. Bisogna fare in modo che non maturi il senso di colpa frequente nei minori che non comprendono le cose più grandi di loro. E bisogna sostenerla affinché non sviluppi odio e aggressività nei confronti delle figure a lei vicine che non si sono accorte di ciò che stava accadendo».
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