Vigilia di Natale, attesa e speranza in un mondo segnato dalle guerre
La vigilia di Natale è da sempre una notte di attesa e di silenzio, una notte in cui si accende la speranza che qualcosa possa cambiare. Ma anche quest’anno il mondo arriva a questa notte profondamente ferito. Secondo le Nazioni Unite, nel corso del 2024 e del 2025 i conflitti armati nel mondo hanno provocato decine di migliaia di vittime civili, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti.
Le guerre
Solo nel 2024, l’Onu stima che oltre 48mila persone, in gran parte civili, siano state uccise nei conflitti, mentre i feriti sono stati molti di più, soprattutto nelle aree urbane colpite da bombardamenti e armi esplosive. Nel 2025 la tendenza non si è invertita: in Ucraina, in Medio Oriente, in Sudan e in altre zone di crisi, continuano a morire civili, famiglie, bambini, spesso lontani dai fronti ma al centro della violenza della guerra.
In Italia
Anche nel nostro Paese il Natale arriva per molti in condizioni di difficoltà. In Italia, secondo gli ultimi dati dell’Istat, oltre 5 milioni e 700 mila persone vivono in povertà assoluta, quasi una su dieci. Sono più di due milioni le famiglie che non riescono a sostenere le spese essenziali per una vita dignitosa, e tra loro ci sono oltre un milione di minori, bambini e ragazzi che affrontano la vigilia senza certezze, senza sicurezza, spesso senza prospettive.
Luce nell’oscurità
È in questo contesto che la vigilia di Natale torna a interrogarci. Perché il Natale nasce proprio così: lontano dai palazzi, ai margini della storia, tra gli ultimi. Non promette soluzioni immediate né cancella il dolore, ma ricorda che anche nel buio più fitto una luce può ancora accendersi. È una speranza fragile, ma necessaria, che chiede a ciascuno, anche qui, di non smettere di restare umano.
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