Al Rock 1978 di Bione l’arte diventa uno spettacolo sensoriale

Dal trucco al piatto, sei giovani artisti locali hanno dato vita a un progetto coraggioso e poetico
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Non una semplice sfilata, ma un’esperienza. Non un evento da guardare, ma da vivere con tutti i sensi. È successo al Rock di Bione, dove sei giovani talenti hanno dato vita a un progetto coraggioso e poetico: raccontare la bellezza in tre parole – delicatezza, raffinatezza, unicità – e in mille forme.

L’arte a 360°

Difficile dire cosa abbia colpito di più: le acconciature scolpite da Daniel, capaci di trasformare il volto di una modella in un’opera d’arte; i piatti firmati da Patrick e Gianluca, piccoli capolavori da assaporare lentamente, belli da guardare e buoni da gustare; il lavoro silenzioso ma potente di Giada ed Elena, che hanno portato luce e armonia sui volti con il trucco e la cura della pelle. Tra una portata e una coreografia, il pubblico ha potuto immergersi nel dietro le quinte grazie alle immagini di Federico: gigantografie in bianco e nero che raccontavano preparativi, mani, sguardi, dettagli. E poi c’erano loro, le modelle, che sfilavano indossando gli abiti scelti da Barbara, come pagine di una storia da sfogliare.

Il gran finale

Un crescendo fino al gran finale: abiti da sposa, luce morbida, torta nuziale, tra gli applausi e tanta emozione. La bellezza, qui, non è stata oggetto da esibire, ma linguaggio da condividere. Una narrazione a più voci, un dialogo tra arti e mestieri, dove ognuno ha portato il proprio sguardo, il proprio talento, la propria visione.
Un pubblico partecipe, curioso, grato. Un’energia speciale nell’aria. E la sensazione che, per una sera, tutto potesse armonizzarsi: il gesto, il gusto, la luce, il corpo. «Abbiamo voluto raccontare un’idea di bellezza che non fosse solo estetica –  hanno spiegato i giovani protagonisti –. «Ma una forma di attenzione, rispetto, autenticità». Missione compiuta. E – a giudicare dai sorrisi all’uscita – anche molto apprezzata.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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