CronacaGarda

Valle delle Cartiere: tesoro culturale di Toscolano Maderno

Nell’area tra i monti Pizzoccolo e Castello sono dodici i siti da recuperare
Palazzolo Mafizzoli © www.giornaledibrescia.it
Palazzolo Mafizzoli © www.giornaledibrescia.it
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La Valle delle Cartiere è il tesoro culturale di Toscolano Maderno. È stata per secoli un microcosmo produttivo, sviluppatosi in un luogo accidentato ma vitale, oggi costellato di ruderi di antichi opifici che raccontano una vicenda irripetibile di uomini, operai e imprenditori dediti alla fabbricazione della carta sin dal Trecento (la prima notizia certa risale al 1381).

La valle stretta tra i monti Pizzoccolo e Castello, chiusa a sud dalla forra delle Garde e a nord dalla stretta di Covoli, è uno dei siti di archeologia industriale più significativi del Nord Italia.

Non è un caso, dunque, che Toscolano Maderno sia presente con numerosi siti nella classifica provinciale dei beni culturali «abbandonati». Ben dieci dei dodici siti toscomadernesi segnalati dal Ministero della Cultura si trovano poi all’interno della Valle delle Cartiere. Che, va detto a scanso di equivoci, è tutt’altro che abbandonata.

La sicurezza e l’accessibilità del sito sono garantiti da interventi e manutenzioni costanti attuati dal Comune. In valle c’è inoltre il Museo della Carta, inaugurato nel 2007 nella cartiera di Maina Inferiore, l’ultima della valle ad interrompere la produzione, nel 1962. I ruderi delle altre cartiere sono inevitabilmente in rovina, preda della vegetazione. Per preservarli servirebbero investimenti esorbitanti.

Le bellezze

L’elenco comprende la «Strada delle cartiere»; la cartiera di Garde all’ingresso della valle, attestata dal XV secolo; i resti dell’insediamento di Covoli; Palazzo Mafizzoli, villa padronale costruita nel 1870. Nella banca dati ci sono poi i complessi produttivi: Maina di Mezzo, in parte indagato nel 2006 dall’Università di Padova; Maina Superiore, il maggiore della zona; Vago, nel quale si conservano i cilindri olandesi per la lavorazione della carta; Contrada, nell’ultima parte della valle; Luseti, situato in una zona considerata privilegiata dai produttori di carta sin dal XV secolo; Quattro Ruote, documentato già a fine Quattrocento. Sono tutti, come l’intera valle, beni di proprietà pubblica.

Non sono in valle ma figurano nell’elenco del ministero anche la cappella della Vergine Addolorata in via San Giorgio, a Cecina, antico punto di sosta lungo la «strada regia» (di proprietà pubblica), e gli immobili liberty degli ex Cantieri del Garda in via Religione (che sono invece di proprietà privata). 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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