Ucciso da una lastra di ferro, il figlio: «Mi baciò e non lo rividi più»

Michael Bertini aveva 13 anni quando ha perso suo padre, appena 43enne, in un incidente sul lavoro. Era il 24 febbraio 2004. «Mio padre lavorava come saldatore in un’azienda della provincia di Verona che costruiva macchine per la pressatura del rottame ferroso – ricorda il figlio –. Quel giorno, mentre agganciava una grande lastra di ferro, uno dei quattro angoli si è sganciato, colpendolo in pieno volto. Non è mai stato chiarito dove sia stato l’errore: anni dopo, leggendo i referti, ho scoperto che non si è mai accertato di chi sia stata la responsabilità».
Quel giorno
Una perdita repentina, la sua, di cui serba ancora un ricordo vivido. «Lo vidi uscire di casa la mattina – racconta –: mi diede un bacio e andò al lavoro. Non l’ho più rivisto». Verso sera, insospettito dal suo ritardo, si affacciò al balcone di casa e vide i lampeggianti dei soccorsi fuori dal posto di lavoro del papà, che si trovava vicino a casa. «Non capii – rammenta –. Solo il giorno dopo, quando la casa iniziò a riempirsi di parenti, appresi la notizia: papà era morto poche ore dopo l’incidente».
La risposta dell’azienda
Alla tragedia umana si associò, poi, quella economica: «Non abbiamo mai avuto un vero risarcimento: l’azienda non aveva una assicurazione, ci diedero una buonuscita per evitare il fallimento». Ora resta il dolore e la consapevolezza che sul lavoro nessuno dovrebbe perdere la vita così.
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