Overtourism, il sindaco di Ponte di Legno: «Pronti a fare come Venezia»
«Noi non avremmo problemi simili perché 200 pullman in un solo giorno si bloccherebbero alla galleria di Edolo». Se la cava con una battuta il sindaco di Ponte di Legno Ivan Faustinelli, dopo che il «caso Roccaraso» esploso una settimana fa ha riacceso i riflettori sugli effetti del turismo di massa nella località montane (e più in generale in quelle turistiche).
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Overtourism
Il problema, però, esiste. Perché al di là del tratto folklorico legato a social e influencer il caso della carica dei 10mila arrivati nel borgo abruzzese di 1.500 abitanti ha riacceso i riflettori sul fenomeno e torna a porre un interrogativo: il turismo di massa è sostenibile per la montagna? La domanda riecheggia anche e soprattutto a Ponte di Legno, storica meta vacanziera dell’intero asse alpino, dove tra il 23 dicembre e il 6 gennaio sono state oltre 180mila le presenze sulle piste, con tutte le strutture ricettive sold-out. E, complice il bel tempo delle scorse ore, anche l’ultimo fine settimana ha registrato numeri record: circa 23mila visitatori hanno messo piede negli impianti.
Il sindaco
«Capisco le preoccupazioni del sindaco di Roccaraso – continua Faustinelli –, perché si tratta di un turismo giornaliero mordi e fuggi, che purtroppo lascia poco sui territori e può rischiare di mandare in cortocircuito tutti i servizi che ovviamente non sono stati pianificati per una mole così significativa di turisti tutti concentrati. Anche in alta Valcamonica capita di avere presenze significative sul territorio ma avviene generalmente solo in prossimità di Capodanno e di Ferragosto. Certo, in quei giorni siamo al limite e i servizi – dai parcheggi agli impianti alle attività ricettive – rischiano di collassare».
Futuro
Da qualche tempo il comune di Ponte di Legno sta così lavorando a progetti che prevedono nuovi stalli auto pubblici e privati (la mancanza di posti è uno dei problemi cronici del paese camuno), ma lo sguardo è rivolto soprattutto al futuro prossimo. «Non so in quale direzione andrà il turismo nei prossimi anni, è evidente che sta cambiando e che sta diventando sempre più breve e veloce. Se dovessimo trovarci in difficoltà e superare il limite di presenze già sfiorato cercheremo di contingentare le presenze nelle zone più frequentate, come stanno facendo altre località italiane, da Venezia alla Sardegna». Ponte di Legno come una piccola Venezia? Adesso sembra difficile crederlo, eppure negli ultimi anni il numero chiuso è diventato uno strumento sempre più utilizzato dagli amministratori per trovare un equilibrio tra sostenibilità ambientale e ricchezza del territorio.
Cautela
Sull’ipotesi di numero chiuso nella località camuna, però, il direttore del Consorzio Ponte di Legno-Tonale Michele Bertolini si mostra cauto: «Non bisogna prendere decisioni affrettate, dipende da tanti fattori. Certo, se i sindaci ravvisano numeri eccessivi, difficoltà e problemi ci si può pensare. D’altronde anche nei primi anni successivi all’esplosione della pandemia da coronavirus sono stati sperimentati gli ingressi contingentati. Anche noi preferiremmo un minor numero di ingressi giornalieri per una migliore gestione, però significherebbe aumentare il costo dei pass che noi vogliamo tenere più basso per essere il più possibile accessibile a tutti, soprattutto alle famiglie, che sono il profilo di turista-tipo a Ponte di Legno».
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