Il turismo (in)sostenibile di Roccaraso

Roccaraso, 1.230 metri sopra il livello del mare, rinomata stazione sciistica in provincia dell’Aquila. E 1.500 abitanti che in una domenica di fine gennaio si vedono arrivare 220 pullman e 10.000 persone con sci e racchette, principalmente dalla vicina Campania e in special modo da Napoli.
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Un fatto che apre un ventaglio ampio di riflessioni. Si mescolano qui turismo, di prossimità certo ma non proprio sostenibile, utilizzo dei social come strumento di promozione e difesa del paesaggio dalla volontà edonistica dell’Uomo. L’«assalto» alle piste abruzzesi è un mix di tutti questi aspetti, in parte uno specchio di quanto sia difficile conciliare esigenze economiche, sociali e ambientali.
Che un afflusso così massiccio di persone possa risultare un’occasione di business è infatti palese. Chiarissimi però sono anche i disagi che un piccolo borgo montano è costretto ad affrontare in questi casi, tra strade intasate, smog, frastuono e caos.
E a nulla vale il ragionamento di chi valuta positivamente l’arrivo degli sciatori in pullman piuttosto che con l’auto privata. Ciò non si deve infatti alla sensibilità ambientale degli sciatori della domenica, bensì ai pacchetti offerti dalle agenzie di viaggio campane che di questo shock turistico sono promotrici.
Grazie a un massiccio utilizzo dei social, TikTok in particolare, e al supporto di numerosi influencer, le aziende hanno creato un vero e proprio trend, offrendo pacchetti low cost con andata, ritorno e pranzo al sacco al prezzo di 30 euro. Un risparmio per i turisti, un guadagno per le imprese ma una perdita, non solo in termini di soldi, per chi a Roccaraso vive e lavora.
Perché il turismo è sì un’attività economica ma il suo sviluppo non può essere scisso dai luoghi che ne sono anima e protagonisti. Perché se non esiste solo una versione slow del viaggio, la dimensione del rispetto deve sempre esserci, sia per i territori sia per le persone.
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