Tra Sudamerica e Albania, Brescia è al centro del traffico di cocaina

Operazione della Polizia con l’appoggio di Procura e autorità albanesi: tre bresciani in manette
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Brescia snodo del traffico di cocaina, 12 arresti
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Brescia si conferma snodo fondamentale nel traffico internazionale di cocaina, un business mondiale saldamente nelle mani di clan albanesi che comprano merce dai narcos sudamericani e poi inondano di polvere bianca il mercato europeo, raccogliendo miliardi di euro che poi tornano in Albania.

L’operazione

L’operazione Icaro, 14 arresti e 350 chilogrammi di cocaina sequestrata solo nel più significativo riscontro, chiusa dalla Squadra Mobile e dallo Scico della Questura di Brescia con il coordinamento della Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia e la collaborazione dell’autorità Spak Albanese, unità che si occupa di criminalità organizzata per la polizia albanese, ne è la più recente dimostrazione.

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Il video della maxi operazione antidroga

Un’indagine partita dal basso, da un sequestro di droga sulla sponda veronese del Garda alla fine del 2020, e che come spesso capita, con pazienza, ha risalito tutta la filiera del traffico internazionale arrivando in Albania ai vertici del clan Cela di Elbasan, «uno dei più potenti e organizzato, con capacità operative in tutto il mondo», ha spiegato il sostituto procuratore Roberta Panico, e che a Brescia aveva installato una delle proprie succursali.

Nel Bresciano

Secondo gli inquirenti infatti il clan albanese aveva costituito una «cellula bresciana», diretta da due fratelli albanesi, Gerardo e Shkelquim Pashja, che poteva contare sul lavoro di trasporto e stoccaggio delle merce da parte dei bresciani Simone Paolisso (nato nel 1981), Roberto Gottardi (classe 1973) e Fabrizio Manza (nato nel 1988) mentre un altro bresciano, Marco Morandi (1960), si occupava, insieme ad altri emissari del clan, di tenere i rapporti con i livelli superiori dell’organizzazione. Dalla droga spacciata al dettaglio nei locali del Garda, veronese e bresciano, gli investigatori sono risaliti alle rotte dello stupefacente, utilizzando sequestri e arresti, apparentemente scollegati tra loro, come strumenti di riscontro alle ipotesi investigative. Nel novembre del 2021 Paolisso venne fermato dalla Stradale di Verona in autostrada con 250 chilogrammi di cocaina pura, ancora da tagliare: uno dei rifornimenti destinato alla cellula bresciana.

Il traffico

Con una delicata attività di pedinamento e intercettazione la Polizia italiana e quella albanese hanno ricostruito l’intero giro d’affari del clan. I fratelli Cela infatti dalla città di Elbasan si muovevano in tutto il mondo. Verso la Colombia e l’Ecuador per incontrare i produttori sudamericani ma anche negli Emirati Arabi e a Dubai dove da tempo hanno trovato rifugio, e continuano ad operare, trafficanti albanesi braccati dalle polizie di diversi stati.

Le forniture di cocaina pura arrivano nei porti del Belgio e dell’Olanda, dove l’organizzazione ha propri riferimenti tra i portuali, e vengono caricate su autoarticolati appositamente attrezzati che arrivano in magazzini affittati per lo scopo a Brescia. «Gli autisti e i trasportatori sono personaggi di secondo livello ma comunque membri dell’organizzazione» hanno detto gli investigatori.

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I movimenti

Una volta a Brescia la droga, che a quel punto ha raggiunto il valore all’ingrosso di 40mila euro al chilo, viene distribuita ad organizzazioni più piccole in diverse città del nord Italia che ci occupano dello smercio al dettaglio. «Seguire i movimenti del gruppo non è stato facile – ha spiegato ancora Roberta Panico – questi soggetti comunicano tra loro solo con telefoni criptati».

Nel corso dell’operazione scattata ieri mattina per eseguire le ordinanze di custodia cautelare sono stati recuperati moltissimi contanti e droga, che hanno fatto scattare altri due arresti, ma soprattutto alcuni di questi telefoni criptati «che esamineremo per entrare direttamente nel mondo dei trafficanti» ha spiegato il questore Eugenio Spina che ha ricordato «l’importanza della collaborazione con i colleghi della polizia albanese». Il denaro generato dal traffico di cocaina poi tornava in Albania sfruttando la collaborazione di autisti compiacenti dei bus di linea che fanno servizio passeggeri tra Brescia e Elbasan.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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