Maltrattamenti sui disabili, cinque operatori rinviati a giudizio

Dal prossimo 6 giugno si aprirà il processo a carico di cinque operatori socio sanitari della Rsd Seppilli di Brescia
I maltrattamenti documentati dai carabinieri della Rsd Seppilli © www.giornaledibrescia.it
I maltrattamenti documentati dai carabinieri della Rsd Seppilli © www.giornaledibrescia.it
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Tutte le parti civili sono state ammesse, tutti gli imputati sono stati rinviati a giudizio per maltrattamenti e stato di incapacità procurata. Dal prossimo 6 giugno si aprirà il processo a carico di cinque operatori socio sanitari della Rsd Seppilli accusati a vario titolo di maltrattamenti e tortura nei confronti dei pazienti, affetti da diverse disabilità, che erano affidati alle loro cure dal giugno del 2022 fino al marzo del 2023 quando, in seguito all’inchiesta, furono allontanati dalla struttura di viale Duca degli Abruzzi in cui lavoravo alle dipendenza della Asst Spedali Civili. Si tratta di Emilio Avitabile di 59 anni, Mario Barba di 55, Anna De Cicco di 48, Felice Lucania di 30 e Roberto Valenza di 31. Tutti ora sono stati trasferiti ad altre occupazioni. La Asst Spedali Civili è costituita responsabile civile nel procedimento.

L’indagine

Le prime segnalazioni erano partite dalle famiglie dei pazienti e poi dalla stessa direzione della Asst Spedali Civili alla Procura della Repubblica che aveva incaricato i Nas dei carabinieri di verificare quanto accadeva nella struttura di assistenza. Con telecamere nascoste e microfoni i carabinieri avevano ricostruito episodi di percosse, maltrattamenti, insulti, minacce e umiliazioni da parte dei cinque operatori nei confronti di almeno nove pazienti non autosufficienti.

Comportamenti che per la Procura sono aggravati dalla crudeltà e dal fatto di averli commessi nei confronti di persone affette da disabilità grave, che sono andati dagli schiaffi ai pugni, dal lasciare a lungo i pazienti nei loro escrementi senza cambiarli fino a fargli sbattere la testa contro le porte per aprirle o chiudere o schiacciargli i genitali contro le spondine del letto o ancora lavarli con acqua gelida per punirli di aver richiesto il loro intervento. Maltrattamenti commessi su pazienti che avevano avuto ictus o che sono affetti da encefalopatia, frenosi, e che avevano bisogno di aiuto per l’igiene intima e per nutrirsi. 

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