Maltrattamenti su disabili nella Rsd: «Gli operatori erano divertiti e compiaciuti»

I cinque accusati degli episodi sugli ospiti della struttura volevano «mortificarne la dignità»
Una veduta esterna della residenza per disabili Giuseppe Seppilli di Brescia - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
Una veduta esterna della residenza per disabili Giuseppe Seppilli di Brescia - Foto Ansa/Filippo Venezia © www.giornaledibrescia.it
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In attesa di capire quali ulteriori passi formali farà l’inchiesta, con il passare delle ore non si ferma lo sgomento per i terribili maltrattamenti - sospettati dai vertici della Asst e dalla direzione della struttura che hanno lanciato l’allarme, e purtroppo confermati dalle indagini dei carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e salute con filmati e registrazioni audio - cui venivano sottoposti da cinque operatori gli ospiti della residenza sanitaria per disabili «Seppilli» di via Foro Boario in città.

Per ora i cinque, quattro uomini e una donna, operatori sanitari, sono stati colpiti dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento a meno di 500 metri dalle persone offese. I fatti contestati si sarebbero svolti tra la primavera e l’estate del 2022.

Le accuse

Nelle trenta pagine dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare firmata dal Gip Angela Corvi sulla base delle richieste del sostituto procuratore Lisa Saccaro, vengono elencati nel dettaglio gli 80 episodi nei confronti di nove vittime che si sono succeduti nel corso del mese in cui i carabinieri avevano piazzato microcamere e microfoni nascosti nelle stanze dei disabili ospiti della struttura.

Nell’analisi delle condotte dei singoli indagati il Gip parla di episodi «connotati dalla crudeltà, si pensi al particolare compiacimento, al divertimento palesemente mostrato nel praticare un trattamento che sapevano essere particolarmente penoso in ragione della specifica patologia».

Per gli inquirenti insomma il comportamento «consistente, come si è visto, in percosse, minacce, ingiurie di carattere assolutamente gratuito; nel consapevole e volontario ritardo o omissione di cure doverose; nell’utilizzo della violenza o di modalità inutilmente (e deliberatamente) cruente».

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