Tassa di soggiorno, in provincia arrivano quasi 20 milioni di euro
Istituita nel 1910 per le stazioni termali, climatiche e balneari, nel 1938 era stata estesa anche alle località di interesse turistico, per poi essere abolita l’1 gennaio del 1989 in previsione dei Mondiali di calcio del ’90 con l’obiettivo, pare, di avere prezzi più competitivi da parte degli alberghi durante l’evento.
Cos’è l’imposta di soggiorno
Vent’anni dopo, nel 2009, l’imposta di soggiorno, chiamata più comunemente (ma impropriamente) tassa, è infine stata reintrodotta nel nostro Paese: si tratta, in sostanza, di quella manciata di euro (da 1 fino a 10 per persona in Italia) inserita nel conto complessivo del soggiorno in strutture ricettive come hotel, bed&breakfast, ostelli e via dicendo situati in capoluoghi di provincia, nelle Unioni di Comuni e nei Comuni turistici.
Nei mesi scorsi il Ministero del Turismo ha ventilato di estenderla a tutti i Municipi italiani su base volontaria, ma l’idea è rimasta al momento un’ipotesi. Le associazioni di categoria, dal canto loro, chiedono da tempo e a gran voce la sua sostituzione con una «city tax», che prevederebbe che tutte le attività interessate dal turismo, quindi per esempio anche i negozi, si facessero carico di pagarla, versando una piccola percentuale.
Un quarto
Tornando però all’imposta di soggiorno così come attualmente strutturata, questa viene regolata dal singolo Comune e gli introiti, per legge, devono essere utilizzati per il turismo, la manutenzione, la fruizione e il recupero dei beni culturali e ambientali e dei relativi servizi pubblici locali.
Attualmente nel Bresciano la applica o prevede di applicarla nei prossimi mesi un quarto dei Comuni (51 sui 205 complessivi, pari al 25,5%). Accanto a quelle che sono le ormai storiche «star» di incassi – Desenzano per citarne una, dove l’imposta vale quasi due milioni all’anno (circa il 7% del bilancio) – troviamo piccole località a vocazione turistica come Lodrino, in Valtrompia, che l’ha introdotta dallo scorso 1 gennaio, stabilendo di chiedere al turista 1 euro al giorno.
Anche le piccole
Insieme a Lodrino anche Breno, Calvagese e Bedizzole hanno deciso di adottarla a partire da quest’anno. Zone, invece, l'ha approvata per la prima volta nel Consiglio comunale di inizio marzo. Anche le Valli, insomma, hanno iniziato a farla pagare anche se, essendo un’imposta legata al turismo, il Garda resta la zona dove gli introiti sono maggiori: circa 10 milioni di euro annui che sono sicuramente destinati a crescere, visto che in quasi tutte le località dell’alto e del basso Garda il balzello è stato aumentato. E dove non c’era è stato introdotto.
A livello provinciale non risulta invece semplice fare una stima, ma è ipotizzabile che oscilli tra i 15 e i 20 milioni di euro.
In città
E in città? Nel 2022 la tassa ha portato nelle casse della Loggia – che la applica dall’1 aprile 2019 – 818mila euro, con un aumento del 38% l’anno successivo, quello della Capitale della Cultura, durante il quale sono stati incassati oltre 1,1 milioni di euro.
Nel 2024, complice anche lo slancio dato dalla Capitale, l’Amministrazione comunale ha ritoccato all’insù le tariffe, allineandole al mercato. Il soggiorno in alberghi a 5 stelle e case per vacanze costa 3,5 euro al giorno, mentre in alberghi a 4 stelle e nelle case per ferie la cifra richiesta è di 3 euro, che scendono a 2,50 euro negli alberghi a 3 stelle e nei b&b e a 2 euro in alberghi a 1 e 2 stelle e negli agriturismi. Foresterie, ostelli e aziende ricettive all’aria aperta chiedono 1,50 euro.
Prezzi, quelli appena elencati, che vanno intesi per persona dal primo al quinto pernottamento consecutivo. Per soggiorni più lunghi le cose cambiano: la Loggia ha annunciato nei giorni scorsi il dimezzamento, a partire dall’1 luglio, dell’imposta di soggiorno per tutte le tipologie di strutture ricettive a partire dal sesto pernottamento consecutivo per persona. Con l’obiettivo di per rispondere alle esigenze di chi soggiorna in città, specialmente per lavoro o salute.
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