Tra politica e mala, gli anni in cui si sparava

Enzo Gallotta
La cronaca nera dagli anni ’70 ai primi 2000 nel racconto di Enzo Gallotta, storica firma del Giornale di Brescia
I carabinieri a Roncadelle, teatro di una sparatoria nel luglio 2003 © www.giornaledibrescia.it
I carabinieri a Roncadelle, teatro di una sparatoria nel luglio 2003 © www.giornaledibrescia.it
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«Com’era ai tuoi tempi?» A mezzo pomeriggio si torna indietro di mezzo secolo. A partire dagli anni Settanta. Quando qualche zona del Carmine era ancora teatro di vicende di piccola umanità dolente. Di vicende di cronaca minore. Qualche conto da regolare, rapine in banca e negli uffici postali a cadenza quotidiana. Incursioni a mano armata in oreficerie non facevano difetto. Alcune con esiti drammatici, dall’una e dall’altra parte. Vite stonate a fare notizia. Allora come oggi. Con l’irrompere della droga, un capitolo criminale passato di mano in mano nel tempo. Dallo spaccio di strada alle imprese del crimine. Agli inizi si chiamava, e si chiama, eroina. Se ne contavano i morti per strada, dietro angoli discosti. Tra i muri dei vicoli grattati per tagliare il veleno a buon mercato relativo. Catena di malaffare sulla pelle del disagio, delle debolezze umane.

Un pensiero alla criminalità politica. Allo stragismo che ha segnato la città con l’attentato di piazza della Loggia, quel maledetto 28 maggio del 1974. Otto morti e più di cento feriti. Esito della trama eversiva di matrice neofascista, con complicità nei meandri animati da personaggi dei servizi deviati, su cui è stata fatta luce. Ed ancora se ne discute nelle aule dei Tribunali. Al pari è stata definita la matrice legata al successivo evento di piazza Arnaldo. Nella «terra di sotto» gli omicidi non erano infrequenti, se ne contavano anche 20 all’anno. Vicende di umanità dolente, drammi della gelosia tutti i particolari in cronaca. Vita familiare distrutta da un colpo di pistola, da alcune coltellate. Con la riservatezza sbranata dal clamore delle fotografie sulle pagine dei giornali. Poi pure in tv, sulle antenne locali. Non mancavano, questi episodi, al pari degli sgarri che si agitavano dietro le storie di malavita. Debiti di droga, punizioni per un «affronto», per una parola di troppo, per l’onore offeso. Ancora, «batterie» di rapinatori che firmavano colpi in casa e in trasferta.

Con il passare del tempo, il sopravvento del crimine organizzato anche di matrice straniera, ha imposto regole nuove. Dietro le quinte sono comparsi personaggi con colletti bianchi. A imperversare cocaina e droghe sintetiche. Alcuni episodi hanno fatto emergere collegamenti diretti con mafia e ‘ndrangheta. Il crimine economico parla sempre, senza mutazioni genetiche, di frodi carosello e montagne di fatture false.

Il resto è storia che si scrive oggi. Specchio dei tempi che viviamo. Che abbiamo vissuto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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