Cronaca

«Solo dopo la sua morte ho capito chi era davvero Silvio Ferrari»

Il racconto di Nando Ferrari, amico del 21enne di estrema destra che morì nella notte tra il 18 e il 19 maggio 1974 mentre trasportava esplosivo sulla sua Vespa. Da quell’episodio nacque l’idea della manifestazione in piazza Loggia segnata poi dalla strage
Silvio Ferrari morì a 20 anni nell'esplosione della sua Vespa © www.giornaledibrescia.it
Silvio Ferrari morì a 20 anni nell'esplosione della sua Vespa © www.giornaledibrescia.it
AA

Nel maggio del 1974 non aveva ancora 20 anni, li avrebbe compiuti a dicembre. E la notte tra il 18 e il 19 maggio fu l’ultimo a vedere vivo Silvio Ferrari, il 21enne di estrema destra che attorno alle tre, in Piazza Mercato in centro città, saltò in aria per l’esplosione di una bomba che trasportava sul pianale della sua Vespa. Una morte dalla quale - per dire no alla violenza neofascista - nacque l’idea della manifestazione di Piazza della Loggia del 28 maggio segnata dall’attentato che uccise otto persone e ne ferì 102. «Avevo lasciato Silvio sotto casa sua. Era ubriaco. Della sua morte lo scoprii solo la mattina dopo dalla telefonata di un’amica» racconta oggi Nando Ferrari. Vive a Verona da una vita e all’epoca, nel 1974, era uno dei componenti di spicco del Fronte della gioventù bresciano. Assolto per la Strage di Piazza della Loggia, è stato invece condannato a un anno per l’omicidio colposo di Silvio Ferrari e a cinque per la detenzione di esplosivo e per alcuni attentati.

Nando Ferrari, sono passati 50 anni, ma non può aver dimenticato quella notte tra il 18 e il 19 maggio e tutto quanto avvenne dopo a Brescia. Quale è il primo ricordo?

«Con Silvio ero amico, ma non avevamo un legame così stretto come è stato poi detto. Quella sera eravamo stati nella villa sul Garda di una nostra amica 15enne che era malata. Abbiamo bevuto, mangiato e cantato. Era ormai tardi e i genitori della ragazza ci avrebbero consentito di dormire a casa loro per poi tornare in città la mattina dopo»

E invece non andò così.

«Io e Silvio potevamo stare fuori a dormire. Io perché avevo una certa libertà, Silvio perché la madre di solito intransigente era via per un matrimonio e quindi era in un certo senso libero. Ma c’era anche Andrea Arcai che aveva invece 15 anni che non poteva dormire fuori casa e allora siamo ripartiti. In auto eravamo io, Silvio e Andrea. Silvio era completamente ubriaco tanto che chiesi ad Andrea di tenergli la testa perché continuava a sbattere contro il finestrino»

Arrivate in città e chi lascia a casa?

«Porto subito Andrea che era il più piccolo. Erano quasi le due e sapeva che suo padre era già arrabbiato per l’orario. Poi lascio Silvio. Abitavamo vicini»

Le disse qualcosa?

«Sbiascicava e mi disse che avrebbe fatto un atto dimostrativo contro le vetrine del Corriere della sera. Gli dissi che stava dicendo cretinate e che era ubriaco».

Invece poi Silvio Ferrari esce di casa con una bomba...

«La mattina dopo mia madre mi sveglia dicendomi che al telefono c’era una ragazza che voleva dirmi una cosa. Era un’amica che mi chiese dove avessi lasciato la sera prima Silvio. "A casa sua" risposi. Lei replicò: "È morto". Non volevo crederci. Sul giornale erano poi uscite le fotografie del suo corpo dilaniato dallo scoppio».

Quel che restò della Vespa di Silvio Ferrari © www.giornaledibrescia.it
Quel che restò della Vespa di Silvio Ferrari © www.giornaledibrescia.it

Chi era Silvio Ferrari?

«È stato un amico e il senso dell’onore che ho mi impone di non tradirlo e non prenderne le distanze, ma dico che ho scoperto solamente dopo la sua morte chi era davvero. Lui era un idealista che parlava di rivoluzione, io ero più concreto e mi rendevo conto che non avremmo fatto alcuna rivoluzione. Era un ragazzo solitario, non usciva molto ed era particolare. Non mi ero reso conto che si fosse compromesso maneggiando esplosivo e facendo attentati».

Lei dice che non sapeva nulla, però per gli inquirenti non era così. E per la morte di Silvio Ferrari è stato condannato in via definitiva e anche per degli attentati commessi proprio con lui.

«Il giorno dopo la sua morte con il mio amico Arturo Gussago andammo in Questura a raccontare che la sera prima eravamo stati a lungo insieme a Silvio e spiegai che fui io a portarlo a casa. Poi dopo la strage del 28 maggio ci fu quella inchiesta che io definisco maledetta in cui finimmo dentro tutti noi giovani di destra e tanti subirono pressioni inimmaginabili, con interrogatori allucinanti. Io sono stato assolto per la strage, condannato per la morte di Silvio Ferrari, non per omicidio premeditato come era l’accusa iniziale ma per omicidio colposo. Hanno detto che lo avevo aiutato con l’esplosivo e che avevo commesso con lui tre attentati, ma io di esplosivo non ci ho mai capito nulla. E in merito alla bomba alla macelleria Minessi per la quale sono stato condannato, le dico che ancora oggi non so dove sia quel posto».

Cosa è accaduto secondo lei a Silvio Ferrari?

«Ho sempre pensato all’incidente. Ad un errore tecnico della bomba che può aver commesso perché era completamente ubriaco. Io non avevo creduto quando mi disse che voleva fare un attentato al Corriere così come lo avevo preso in giro il giorno prima quando mi raccontò che voleva comprare un giubbotto antiproiettile da un’azienda americana».

Alcuni resti della moto di Silvio Ferrari custoditi nel caveau del tribunale di Brescia © www.giornaledibrescia.it
Alcuni resti della moto di Silvio Ferrari custoditi nel caveau del tribunale di Brescia © www.giornaledibrescia.it

Lei partecipò al necrologio con tutti i nomi che formarono la scritta «cameratasilviopresente». Vuol dire che era legato a lui.

«Era comunque un ragazzo di 21 anni morto in modo assurdo. Eravamo vicini di casa, lo conoscevo bene e ci identificavamo con le sue idee, anche se poi abbiamo scoperto che era legato a mondi e a livelli diversi».

Due giorni dopo il 50esimo della strage inizierà un nuovo processo per Piazza della Loggia. Imputato l’ex minore Marco Toffaloni. Lo conosceva?

«No. Anni fa, forse 15, venni chiamato dalla Procura dei minori di Brescia e mi venne mostrata una fotografia sbiadita. Risposi che non sapevo chi fosse e che non lo avevo mai visto. Dico solo che mi sembra assurdo che uno di destra ritenuto l’esecutore materiale vada in piazza tra gente di sinistra il giorno della manifestazione sapendo di aver messo una bomba».

L’altro imputato, che sarà giudicato dal tribunale ordinario, è Roberto Zorzi. Lui lo ricorda?

«Ricordo che faceva parte del gruppo di veronesi che venne al funerale di Silvio Ferrari con la corona di fiori con il simbolo di Ordine nuovo. Erano in sei o sette, ma noi bresciani non li conoscevamo. Erano legati a Silvio che frequentava Verona. Ricordo infatti di aver incontrato un giorno Silvio proprio a Verona durante una manifestazione a favore del divorzio mentre distribuiva i volantini di Anno zero».

Lei è stato chiamato a testimoniare nel nuovo processo?

«Nessuno mi ha chiamato e non ho ricevuto nulla al momento. Non so cosa potrebbero sapere di nuovo da me rispetto a quanto ho sempre detto».

La super testimone nel nuovo filone di inchiesta è la figlia dei proprietari della pizzeria che voi giovani di destra dell’epoca frequentavate a Brescia. Cosa ne pensa?

«Ancora lei? Dopo che ha ritrattato e ritrattato e ancora ritrattato nella prima inchiesta viene ritenuta credibile? Lo trovo pazzesco. Così come mi sembra assurdo che si dica che fosse la fidanzata di Silvio Ferrari. Lei frequentava il mio amico Arturo Gussago e poi Silvio non mi disse mai nulla al riguardo. È vero che era riservato, ma credete che se uno a 20 anni esce con la bella ragazza che serve le pizze nel locale che frequentiamo non lo dice agli amici? Credo che anche la storia del fidanzamento con Silvio faccia parte della sceneggiatura creata dall’allora capitano Delfino e dai magistrati. E anche il diario che la ragazza avrebbe scritto, secondo me è tutta un’invenzione. Vedremo come va. Comunque dopo 50 anni siamo davanti non alla ricerca del colpevole, ma alla ricerca di un colpevole. E non lo ritengo giusto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.