La sindaca apre il dossier Goito: «Il centrodestra interceda con il Governo»

Mentre l’Aula inciampa ancora nel fantasma del campus universitario alla ex caserma Randaccio (un dibattito che batte un record: innescato nel mandato 2008, dura da 17 anni e riguarda un’opera che non è mai esistita, guadagnandosi così il modaiolo marchio «vintage»), la sindaca alza la posta e sposta i riflettori sulla contemporaneità. La porzione di città è quella che sta diametralmente dal lato opposto rispetto alla Randaccio, ossia la zona di piazzale Arnaldo dove, di fronte al carcere Nerio Fischione, sta un’altra caserma: la Goito.
Fame di spazi e funzioni
Il destino della cittadella tra via Callegari e via Spalto San Marco è molto meno chiacchierato, ma pesa. «La Goito ha un potenziale pazzesco» dice Laura Castelletti, che coglie l’occasione per rivolgersi direttamente all’opposizione e lanciare un appello politico: «Chiedo al centrodestra di attivarsi con il Governo affinché il bene passi alla regia del demanio civile, perché solo così, pur mantenendo lì il centro documentale, potremmo valorizzare uno spazio gigantesco e avanzare proposte». L’ex caserma, ancora oggi parte del patrimonio militare, potrebbe infatti accogliere funzioni che sono alla ricerca disperata di spazi. Cioè? Rimanendo nell’ambito di quelle statali, c’è il tema della Polizia di stato, della penitenziaria, ma c’è anche la grande questione del reinserimento abitativo post-carcerario, solo per fare alcuni esempi. «Quella struttura è un quartiere nella città ed è fortemente sottoutilizzato. Questa è l’operazione che dobbiamo fare».
Vecchie glorie
Ma come mai, seppur in un Consiglio comunale dal ritmo lento, la «star» del confronto clou di ieri è stata ancora la Randaccio? Perché sul tavolo c’era la variante urbanistica illustrata dall’assessora Michela Tiboni. In buona sostanza succederà questo: nella ex caserma di via Lupi di Toscana ci finiranno gli uffici della Prefettura e quelli dell’Agenzia delle Entrate, il che la renderà meta lavorativa per circa 500 persone. L’investimento è importante: 57 milioni di euro, ristrutturazione radicale, un edificio che verrà realizzato ex novo, il tram a una manciata di metri.
Tutto (sulla carta) pronto, insomma. Tutto, tranne l’affaire parcheggi: al momento, infatti, non solo sono previsti 74 posti auto per 500 persone, ma è prevista anche la chiusura definitiva del parcheggio Randaccio (una struttura che era del resto nata come temporanea, ma che risponde alla fame di posteggi, soprattutto per chi in zona Carmine abita), il che significa «addio» a 180 posti.
Mariachiara Fornasari (FdI) parte da qui per puntare il dito: «Ad oggi non c’è alcuna soluzione sul tavolo né, all’interno della delibera, è indicato in modo chiaro l’impegno a reperirli sempre in quella zona». Poi, il j’accuse politico: «Questa Amministrazione non ha una visione urbanistica, lo dimostra il fatto che ha preso il progetto preconfezionato del Demanio. E accettare passivamente la scelta di altri, significa non fare una scelta. L’ex sindaco Emilio Del Bono, pur contrario al campus, aveva ipotizzato lì il polo scolastico del centro: c’era un’idea di città. A differenza di oggi».

E lì, in mezzo alla discussione, aleggia il fantasma del campus. Quello che il centrosinistra ha deciso di non fare e che il centrodestra continua a piangere come un lutto mai elaborato. Massimo Tacconi (Lega) aggiunge un tassello: «La Giunta sposta uffici senza programmazione, senza visione, senza un briciolo di coraggio. Il recupero delle aree dismesse dovrebbe essere l’occasione per nuove opportunità e nuovi investimenti, non un trasloco». Nini Ferrari (FdI) ricorda che il campus era pronto, con tredici milioni stanziati: «Una visione lungimirante visto che mancano alloggi per gli studenti. Poi niente, solo dieci anni di vuoto pneumatico e a quel punto la caserma è tornata nella piena disponibilità del demanio».
La visione
Il vicesindaco Federico Manzoni cerca di calmare gli animi: «Quello dei parcheggi è un tema che non sottovalutiamo, stiamo lavorando su alternative, i sopralluoghi sono già stati fatti, un altro avverrà a breve: si è aperta una concertazione». Andrea Curcio (Pd) evidenzia un aspetto tecnico e uno politico: «Il parcheggio era comunque temporaneo. L’autorevolezza di questa Amministrazione sta nella capacità di tenere aperta un’interlocuzione col Demanio».
Fabio Capra (Pd) aggiunge una nota storica: «Sul campus vengono raccontate anche delle balle, perché non era in realtà stato firmato nulla: quel progetto era arrivato 35esimo, senza contare che non c’erano i soldi perché il Comune avrebbe dovuto stanziare 9 milioni che non aveva in cassa perché il bilancio era ridotto a un disastro». Il capogruppo dem Roberto Omodei rivendica invece l’importanza delle scelte: «Non era affatto scontato che il Demanio decidesse di posizionare nel capoluogo quelle funzioni, poteva benissimo farlo in provincia».

La sindaca Laura Castelletti chiude il cerchio politico: «Il recupero della ex caserma Randaccio è un’ottima notizia. Mi aspetto un intervento di qualità che coniughi antico e contemporaneo, ma soprattutto questo intervento porterà vita diurna al Carmine. Vorrei sfatare i falsi miti del centrodestra: il campus non è andato in porto non per ragioni politiche, ma perché tutto si basava su una permuta tra Ottaviani e Randaccio e l’operazione non è rimasta in piedi».
La ex caserma Randaccio rimane quindi il teatro di un paradosso bresciano: soldi veri, edifici restaurati, servizi pubblici in arrivo. Eppure, tra nostalgie e battibecchi, il dibattito politico sembra incagliato in loop in quello che sarebbe potuto accadere ma che, di fatto, non è mai stato: il fantasma del campus. Mentre la Goito attende paziente sullo sfondo. Per ora.
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