Salò, chiude il negozio del calzolaio Sergio: vi nacque il liutaio Gasparo

Si spegne una luce nella casa in cui nacque Gasparo. Sergio Quecchia depone gli arnesi da calzolaio. Dal 1° gennaio la saracinesca del suo laboratorio di via Garibaldi resterà definitivamente abbassata. Un’altra bottega che chiude i battenti. Peraltro non una bottega qualsiasi, ma un luogo con una storia antica e gloriosa. In questo edificio, situato appena fuori dalle antiche porte della città di Salò, in quello che all’epoca era il borgo Belfiore, nel 1540 – probabilmente il 20 maggio – nacque infatti Gasparo Bertolotti, universalmente noto come Gasparo da Salò. Il grande liutaio è considerato l’inventore del violino moderno, colui che diede a questo strumento la forma perfetta e definitiva: un modello che nei secoli successivi sarebbe stato sempre seguito, fino ai giorni nostri, per realizzare quel miracoloso strumento capace di dare voce ai sentimenti dell’anima.
Storia affascinante

Nel fondaco in cui il calzolaio Sergio Quecchia ha esercitato per cinquant’anni la sua professione, secoli prima Gasparo da Salò – figlio e nipote di musicisti, soprannominati «i violì» – mosse i primi passi come apprendista liutaio, aiutando il padre a costruire e riparare violini, viole, liuti e clavicembali. «Faccio questo lavoro da sempre – racconta Quecchia –. Ho iniziato a dodici anni. Finita la quinta elementare, sono andato a bottega a imparare il mestiere. Poi, dopo il servizio militare, nel 1963, ho aperto l’attività in via Garibaldi, nella casa di Gasparo, e non mi sono più mosso da qui».
Sergio Quecchia è calzolaio da sempre, uno degli ultimi depositari, in zona, della sapienza legata a questo antico mestiere. «In aprile compirò 85 anni – dice – e i prossimi intendo passarli a casa, con mia moglie. A fine anno l’attività chiude i battenti».
Stima
A Salò Quecchia è conosciuto e stimato da tutti. È una delle figure storiche dell’artigianato locale. Non c’è famiglia che non gli abbia affidato un paio di scarpe da riparare, risuolare o sistemare. La sua bottega è sempre stata un punto di riferimento: in molti si fermano volentieri a fare quattro chiacchiere, mentre lui è intento a lavorare. Dal 1° gennaio tutto questo finirà. La saracinesca resterà abbassata in via definitiva.
«Purtroppo – dice con un pizzico di amarezza – è un lavoro che sta scomparendo, come tante altre attività artigianali. Non si trovano giovani interessati a questo mestiere. Ormai i calzolai sono una rarità». A Salò, dove un tempo ce n’erano diversi, ne rimarrà soltanto uno, sotto i portici della stazione dei pullman. Per Quecchia, invece, è giunto il tempo del meritato riposo, anche se molti sentiranno la sua mancanza.
Qualche anno fa i commercianti di via Garibaldi gli hanno donato una targa sulla quale si legge: «Chi lavora con le sue mani è un lavoratore; chi lavora con le mani e la testa è un artigiano; chi lavora con le mani, la testa e il cuore è un artista». Un motto che vale per Sergio, come valse per Gasparo: divisi da secoli di storia, uniti dalla stessa bottega in via Garibaldi, alle porte del centro.
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