Salario minimo comunale: la proposta del M5s apre al campo larghissimo a Brescia

La finalità: assicurarsi che chiunque lavori per o con la Loggia garantisca almeno 9 euro l’ora in busta paga
Palazzo Loggia, sede del Comune di Brescia - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
Palazzo Loggia, sede del Comune di Brescia - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
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L’idea, a livello pratico e contabile, è già stata «sperimentata» e attutata da altri Comuni d’Italia e ha quindi gambe per poter essere tradotta in realtà: istituire un salario minimo comunale.

Cosa significa? Che chiunque lavorerà per o con il Comune (incluse ditte che si aggiudicano gare di appalto o concessioni) dovrà garantire come requisito inderogabile un trattamento economico pari ad almeno 9 euro all’ora. Diversamente, niente da fare.

A Brescia, però, questa proposta acquisisce un significato in più, squisitamente politico: lo spartiacque tra il campo largo e il campo larghissimo. Tradotto: una prova generale per capire se è percorribile nei fatti, provvedimenti e temi sul tavolo, un’apertura della maggioranza di centrosinistra in città (alias: Pd, Sinistra, Azione e civiche) al Movimento 5 stelle, che è sì fuori da Palazzo Loggia ma che non intende stare fuori dalle politiche.

I movimenti

Ad alzare la mano per avanzare la proposta, e a «chiamare» i vertici dei partiti che compongono la coalizione, è stato il Movimento 5 stelle. E, sorpresa: più di qualcuno, a partire dalla Sinistra, stava già approfondendo il dossier. L’obiettivo, duplice, è cristallino e ambizioso: formalizzare questa idea a sindaca e assessori e, soprattutto, iniziare un percorso di maxi coalizione. Non partendo dalle campagne elettorali, ma da provvedimenti singoli su cui si può trovare (oppure no) una convergenza. Insomma, un «campo larghissimo» che si consoliderebbe così in modo naturale, proposta (politica e amministrativa) dopo proposta, lavorando fianco a fianco.

In sostanza, il M5s vuole tentare in città quel che a livello provinciale fatica a realizzare: un po’ perché il partito di Conte deve costruire quasi da zero la base territoriale e un po’ perché nel capoluogo un’esperienza (dai temi alle relazioni) l’ha maturata e coltivata.

«Abbiamo incontrato le altre forze politiche, che ci hanno detto che già stavano ragionando sul salario minimo, dunque c’è una comunione d’intenti - spiega il portavoce cittadino dei 5s, Luca Cremonini -: anche se siamo fuori dal Consiglio, vogliamo essere il catalizzatore di un dibattito su questi argomenti. E il percorso secondo noi più idoneo è creare un tavolo operativo di lavoro».

Gli obiettivi

Entrando nel merito della proposta, Cremonini aggiunge: «Per salario minimo comunale intendiamo che le ditte che partecipano ai bandi comunali rispettino come requisito di pagare uno stipendio minimo ai propri dipendenti. Ma il dibattito che vogliamo far nascere deve sensibilizzare al rispetto di tanti altri criteri da parte delle aziende».

Il riferimento è al rispetto dell’orario di lavoro, ma anche all’obbligo di ottemperanza alle norme sulla sicurezza (ad esempio «il rispetto del protocollo previsto dalla certificazione Asse.Co», acronimo di asseverazione conformità dei rapporti di lavoro). Il salario minimo è un tema apripista per puntare i riflettori sulla questione generale: «La meta è migliorare le condizioni di tutti i lavorati, anche di chi ha un salario superiore al minimo». Ma soprattutto, per il M5s, la meta è tornare (politicamente) in campo.

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