Roberto Castelli ad Adro: «Contro Miglio un’operazione woke di paese»
«Adesso il sindaco lo chiameremo alle sue responsabilità, perché questa cosa qua non può passare liscia». Di fronte all’istituto comprensivo di Adro martedì mattina è comparso uno sparuto gruppo di persone con bandiere e cartelli, in testa al quale c’era Roberto Castelli, fondatore e segretario federale del partito Popolare del Nord e ministro della Giustizia nel governo Berlusconi, che, con tanto di megafono, incitava i presenti, contro «quest’operazione woke di paese, che pensa di cancellare il nome di un pensatore che è un patrimonio di tutta l’Italia».
Con «woke» Castelli si riferisce a quello che la destra intende in maniera dispregiativa come eccesso di «politicamente corretto» e sensibilità, vedendo nel pensiero di sinistra una minaccia alla libertà d’espressione e ai valori tradizionali.
La vicenda
Nel mirino di Castelli c’è il sindaco di Adro, Davide Moretti, che nei giorni scorsi ha fatto rimuovere la scritta «Gianfranco Miglio» dalla parete dell’istituto comprensivo, voluta quindici anni fa dall’allora primo cittadino del Carroccio, Danilo Lancini. Dei presenti solo qualcuno è di Adro, la maggior parte ha accompagnato Castelli da Varese, Trento e da Pontida.
Contro il sindaco Castelli si dice pronto a chiamare in causa la Corte dei Conti: « A che titolo è stata fatta questa operazione? Quanto è costata? C’è danno erariale?». Infine secondo il segretario del partito Popolare del Nord, c’è anche un tema di sicurezza: «Mi dicono che gli operatori che toglievano la scritta, lavoravano senza casco e senza cintura in barba alle norme della 626. Il sindaco è responsabile della sicurezza dei cantieri. Indagheremo».
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