Reliquie bresciane e mercato nero: giro d’affari da migliaia di euro

Era l’agosto del 2023 quando dalla chiesa di Sant’Agata di Brescia sparì un osso della falange di una mano della santa patrona di Catania, custodita in una teca decorata e lavorata a mano. Sei anni prima al Santuario Montecastello di Tignale dei finti turisti fuggirono indisturbati portandosi via il sangue di San Giovanni Paolo II e i frammenti ossei del beato Jerzy Popieluszko. Nulla è mai più stato ritrovato ma era evidente che le latitudini bresciane erano finite nel radar di un traffico illecito che da 15 anni fa scomparire circa 300 reliquiari ogni 365 giorni. E chissà che qualcosa prima o poi non spunti nel suq online delle reliquie. Sulle piattaforme di prodotti all’asta si trova di tutto: ciocche di capelli su Ebay, pezzi di pelle su Subito.it, ossa su Catawiki, lembi di abiti finiscono persino su Facebook. I devoti hanno l’imbarazzo della scelta per pregare sulle spoglie sacre.
E nella morsa del traffico di reliquie finiscono anche i santi nostrani: un ossicino di Crocifissa Di Rosa, religiosa bresciana vissuta nel XIX secolo e canonizzata nel 1954, viene messo in vendita online a 380 euro. «Ho la dichiarazione di autenticità, posso dimostrarlo», rassicura in chat il venditore che già si sfrega le mani davanti a un appassionato. Un pezzo di abito di San Paolo VI vale invece circa 200 euro e nel suo bazar virtuale il commerciante ne vende più d’uno, allo stesso prezzo. È il sacro che si fa business e si vende al miglior offerente.
Giro d’affari
Il giro d’affari, che secondo i carabinieri per la tutela del patrimonio culturale vale centinaia di migliaia di euro all’anno, si muove nel sottobosco del web in barba ad ogni norma. La commercializzazione di oggetti religiosi è d’altronde bandita dalla Chiesa dal 1983, anno in cui è stato pubblicato il canone 1190 del nuovo codice di diritto canonico. «Le reliquie sono considerate un bene di proprietà da tutelare, anche artistico, e la proprietà è la Chiesa – spiega don Arnaldo Morandi, incaricato della Diocesi di Brescia per le cause dei santi e Custode delle sacre reliquie –. Dunque una reliquia non può essere posseduta da una persona diversa, a meno che non ne abbia l’autorizzazione.

La norma del diritto canonico trova così connessioni con il diritto civile e penale». Invece dal 1970 in Italia sono stati trafugati più di 5mila reliquiari, compresi quelli «bresciani». Di fronte a un mercato che negli ultimi anni si è fatto sempre più florido, nel 2016 il Dicastero vaticano che si occupa delle cause dei santi ha così stabilito che «sono assolutamente proibiti il commercio e la vendita delle reliquie nonché la loro esposizione in luoghi profani». Tra ex sanguine, ex ossibus, ex corpore, ex capillis ed ex indumentis don Morandi ha visto tanti falsi, «ma c’è anche chi ha ereditato reliquie sacre da religiosi defunti e non conoscendo le norme magari le ha vendute». E quando entrano nel mercato nero, i feticci viaggiano per migliaia di chilometri. Tra sacro e profano.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
