Cronaca

Referendum, Azione e Iv: «Esito scontato, serve più concretezza»

Entrambi, non vedevano di buon occhio i primi quattro quesiti, bollandoli come «uno sguardo rivolto al passato e non al futuro»
Fabrizio Benzoni (Azione) e Andrea Ratti (Italia Viva) © www.giornaledibrescia.it
Fabrizio Benzoni (Azione) e Andrea Ratti (Italia Viva) © www.giornaledibrescia.it
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Anche nel caso del referendum, il termine «opposizione» è stato declinato al plurale. Davanti a un centrodestra compatto, le forze del (forse) campo largo si sono trovate a giocare nella stessa metà campo ma di fatto in squadre avversarie. I rappresentanti di Azione e di Italia Viva (il fu Terzo polo non a caso), pur essendo seduti nei banchi riservati a chi vuole sfidare il governo in carica, hanno visioni del Paese (molto) spesso opposte a quelle della coalizione di centrosinistra. In questo caso, poi, era inevitabile: il Pd voleva segnare la cesura con Matteo Renzi, leader che oggi rinnega e respinge. Per quanto riguarda il partito di Carlo Calenda, poi, sui fronti lavoro e imprese sono più le volte che va a braccetto con Forza Italia che quelle in cui si lancia in un applauso verso la segretaria dem Elly Schlein. Non a caso, entrambi, non vedevano di buon occhio i primi quattro quesiti, bollandoli come «uno sguardo rivolto al passato e non al futuro».

L’on. Fabrizio Benzoni (Azione) lo ricorda: «Non siamo stati tra i promotori di questi referendum e abbiamo subito denunciato il rischio dell’ennesimo fallimento. Ma quando un referendum è indetto, il voto lo si esercita e ci siamo espressi. Ora sta ai promotori, di questo e del prossimo referendum, la capacità di non renderli momenti di partecipazione inutili e controproducenti anche attraverso quesiti comprensibili. Aggiungo la proposta di Azione ferma alla Camera per un election day nazionale che raggruppi tutte le elezioni dell’anno: assurdo oggi chiamare al voto le persone così tante volte durante l’anno».

Andrea Ratti, alla guida del partito provinciale di Italia Viva a Brescia, parla di risultato «abbastanza prevedibile», perché «i quesiti sul lavoro erano soltanto ideologici. E il risultato è condizionato anche da una non partecipazione al voto ormai purtroppo sempre più consolidata. La speranza - aggiunge - è che il tema del lavoro e dei lavoratori rimanga comunque al centro del dibattito, ma su questioni più concrete e attuali come i salari bassi, la formazione professionale, le nuove professionalità richieste, la fuga di cervelli e la denatalità».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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