Referendum 8 e 9 giugno, Scotto: «Rischio precarietà permanente: votate»

Stop ai licenziamenti illegittimi, ripristino dell’obbligo di causali per contratti a tempo determinato, più tutela per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese, estendere la responsabilità all’impresa appaltante in caso di infortunio negli appalti, riduzione da 10 a 5 anni di residenza legale in Italia per ottenere la cittadinanza italiana. Sono queste le questioni al centro del referendum dell’8 e 9 giugno. Il deputato Pd Arturo Scotto, membro della commissione parlamentare d’inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, è a Brescia per la campagna del sì ai quesiti referendari.
Partecipazione
«L'appello del presidente del Senato, Ignazio La Russa, a disertare le urne è un atto tecnicamente eversivo – sottolinea Scotto –. Il tema non è la possibilità o meno di partecipare al voto. Quando tu sei uno dei vertici delle istituzioni hai il dovere di incentivare la partecipazione e non restringerla. La destra invece sceglie questa strada perché ha paura dell'esito del referendum e di vedere smentita la narrazione da Mulino Bianco di Giorgia Meloni. La maggior parte dei contratti in Italia è a termine – prosegue Scotto –. Ci troviamo di fronte a una generazione che rischia di essere condannata a una precarietà permanente e a bassi salari. Bisogna reintrodurre le causali sui contratti a termine, allargare le maglie sulla cittadinanza. La scelta di sostenere il referendum è quella di un Pd che torna nei luoghi di lavoro. Gli appelli all’astensionismo saranno un boomerang per la destra».
Le persone
I referendum – dice Paolo Pagani del coordinamento provinciale referendario – «hanno una doppia importanza. Per i quesiti in sè perché verrebbero abrogate norme che hanno peggiorato la condizione dei lavoratori e perché rimetterebbero al centro la questione del lavoro. C’è troppo silenzio nei media sui referendum».
Francesco Bertoli, segretario generale della Cgil di Brescia rimarca che «anziché aprire una discussione di merito sui quesiti ci si sposta su una campagna per l'adesione. Ma qualifica chi fa queste scelte. C'è una campagna da contrastare sull’astensione. Il nesso che tiene assieme i cinque referendum, cittadinanza, licenziamenti, tutele, precarietà e sicurezza sul lavoro è la stabilizzazione delle persone e del sistema. Inoltre deve essere riaperta la discussione sullo ius scholae e lo ius sanguinis».
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