Bova, caso sul brand «Occhi spaccanti»: che c’entra l’artista Picco

Il primo – Raoul Bova – è un attore che di grandi presentazioni non ha certamente bisogno. Il secondo – Gabriele Picco – è un artista bresciano (quello del grande fachiro adagiato su migliaia di coni nella crociera di San Luca di qualche anno fa e della pasticceria delle stragi portata a Miart quest’anno) il cui nome in questi giorni sta facendo il giro di quotidiani e siti internet per motivi che, almeno superficialmente, riguardano poco la sua arte. Sono piuttosto legati al gossip e ai battibecchi legali del mondo delle starlette. In particolare, a quelle di Bova e del suo affair con Martina Ceretti, modella con cui avrebbe tradito l’allora moglie Rocío Muñoz Morales. Perché stando alle dichiarazioni di Gabriele Picco (come riporta il Corriere della Sera), l’artista avrebbe acquistato il dominio internet con una delle frasi più note di quella tresca: «Occhi spaccanti» (messaggio che Bova ha inviato a Ceretti). Non avrebbe, dunque, depositato il marchio come diffuso impropriamente in un primo momento; piuttosto, avrebbe bloccato l’indirizzo web per sfruttarlo in futuro con un’operazione commerciale. Oggetto: una linea di occhiali.

Il marchio
Ricapitolando. L’attore romano, assistito dall’avvocata Annamaria Bernardini De Pace, nei primi giorni di agosto aveva depositato all’Ufficio brevetti alcune delle frasi contenute negli audio finiti al centro di un’indagine della Procura di Roma per tentata estorsione. Tra queste, oltre al celebre «occhi spaccanti», anche l’augurio: «Buongiorno essere speciale, dal sorriso meraviglioso». L’obiettivo, avevano spiegato i legali, era bloccare la diffusione non autorizzata di quei messaggi, resi pubblici da Fabrizio Corona. «Se otterremo il via libera quelle frasi non potranno essere usate senza il permesso di Raoul, pena sanzioni», aveva dichiarato Bernardini De Pace.
Ma il cammino verso l’appropriazione esclusiva di quell’espressione non si è rivelato così lineare. Prima ancora che Bova depositasse la frase come marchio, qualcuno aveva già registrato i domini internet «occhispaccanti.it» e «occhispaccanti.com». A farlo era stato, appunto, Gabriele Picco, artista visivo e scrittore bresciano di 51 anni, che ha raccontato la sua versione al Corriere della Sera.
La versione di Picco
Picco spiega di essere rimasto colpito dalla potenza di quell’espressione, diffusasi rapidamente nell’estate scorsa. «Tutti ne parlavano – ha detto – e io da tempo pensavo a un marchio con cui veicolare le mie creazioni. Ho registrato il dominio senza difficoltà, segno che era libero». Più tardi, qualcuno lo avrebbe anche contattato per acquistarlo, ma la trattativa non si è mai concretizzata.
Quando ha tentato di depositare il marchio, si è accorto che Bova aveva già provveduto, almeno per alcune categorie merceologiche. L’artista si è trovato quindi a metà strada: impossibilitato a usare «occhi spaccanti» per magliette e gadget, ma libero di farlo per altri articoli non compresi nel deposito dell’attore, come occhiali, lampade e cover per cellulari.
Picco, dice sempre al Corriere, non cerca lo scontro: «Non ho aperto alcun contenzioso – ha spiegato –. “Occhi spaccanti” è un’espressione bellissima e non voglio entrare in contrapposizione con nessuno».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.