Qualità dell’aria, nemmeno le piogge abbattono il Pm10

Nell’ultimo anno 56 giorni oltre il limite consentito: per la legge dovrebbero essere massimo 35
La foschia che si vede su Brescia dal Castello © www.giornaledibrescia.it
La foschia che si vede su Brescia dal Castello © www.giornaledibrescia.it
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«Speriamo piova un po’, così torniamo a respirare». Se non l’abbiamo pronunciata, questa frase, almeno una volta nella vita l’abbiamo sentita. Anche questa convinzione, però, sembra dover essere rivista. Precisiamo: è evidente e acclarato che le precipitazioni combattano lo smog e aiutino a pulire l’aria, ma purtroppo la pioggia non basta. Il 2024 lo ha certificato una volta di più.

L’allarme

Legambiente Lombardia ha pubblicato i primi numeri legati all’inquinamento che è stato registrato nelle varie zone della regione nel corso dell’anno passato. Se il quadro generale potrebbe apparire (di poco) migliore rispetto al 2023, molti capoluoghi continuano a soffrire lo smog: un problema che si ripete di anno in anno e al quale trovare una soluzione appare ancora una missione impossibile.

Tra le città lombarde Brescia si piazza al terzo posto della triste classifica che tiene conto dei giorni di superamento della soglia del particolato Pm10 (il limite è 35 giorni con un valore massimo di 50 microgrammi per metro cubo). Per l’esattezza i giorni di esubero in città sono stati 56, peggio hanno fatto Milano con 68 e Cremona con 57. Un dato peggiore rispetto a quello del 2023, quando il limite venne superato per 40 volte. L’unica consolazione la si può trovare nella concentrazione media delle polveri fini, che nel 2024 si è fermata a 28,2 µg/m³ e in questo caso nei 365 giorni non deve superare i 40 microgrammi per metro cubo.

Politiche

Tutto questo nonostante l’anno appena concluso sia stato il quarto più piovoso di sempre della serie storica iniziata nel 1949. 1.428,8 millimetri di pioggia caduti, molti di più dei 935,2 del 2023, in cui però i giorni di superamento del limite di Pm10 sono stati 16 di meno.

«Le politiche per la qualità dell’aria dimostrano la loro efficacia nel tempo, ma si prenda atto che sono trainate dal quadro di regole dettate dalla Ue – precisa Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. In questo scenario normativo latita invece il protagonismo di regioni e città quanto a investimenti e azioni incisive. Se nonostante i miglioramenti la Pianura Padana resta l’area più inquinata d’Europa è anche per la mancanza di una regia territoriale efficace».

Cosa fare

Tendenzialmente si riconduce il problema dell’inquinamento alle emissioni delle automobili e degli allevamenti. È però importante precisare alcune cose. «Le politiche che sono state messe in campo per regolare il settore automobilistico si stanno dimostrando efficaci. Filtri e catalizzatori hanno infatti ridotto di molto l’inquinamento creato dalla macchine, inoltre le città migliorano costantemente la rete di trasporto pubblico», spiega Nancy Artioli, professoressa associata di Ingegneria chimica in UniBs.

«C’è da fare un discorso diverso sugli allevamenti – prosegue Artioli –. La quantità di fertilizzante che si può spargere è già ampiamente regolamentata. Dovremmo essere più bravi a misurare l’ammoniaca in fase gassosa, quando le reazioni sono più complesse. Queste avvengono in atmosfera e formano sali inorganici che costituiscono le Pm2.5: le più pericolose da un punto di vista respiratorio e quelle che producono poi anche le piogge acide». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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