Più di mille bambini e ragazzi ogni anno fanno «Scuola in Ospedale»

A scuola non sempre si va volentieri. Quando, però, si è costretti a trascorrere lunghissime giornate in ospedale anche una versione di latino o un problema di matematica possono diventare piacevoli, o quantomeno un’occasione di svago da una nuova quotidianità e di ritorno a una vita senza camici e tubicini. Oltre ad essere indubbiamente utile per non perdere il filo del proprio percorso scolastico, la «Scuola in Ospedale» (SiO) è infatti anche molto gradita dai piccoli pazienti.
A tu per tu
Il servizio, nella nostra provincia, viene svolto solo al Civile e a Esine. In «cattedra», nel grande ospedale cittadino ci sono i docenti dell’Istituto comprensivo Centro 3 di Brescia (sette delle medie, cinque delle elementari e quattro dell’infanzia) e, per i ragazzi più grandi, sei colleghi dell’Itis Castelli. «Ogni anno scolastico, solo noi del Centro 3, seguiamo oltre mille bambini ricoverati – racconta Giuseppe Tognazzi, referente di plesso –. Alcuni per una lezione soltanto, altri durante lunghe degenze. Gli incontri sono individuali, poi ci sono i laboratori. Per noi insegnanti la "Scuola in Ospedale" è un’esperienza molto arricchente. Svolgiamo il nostro lavoro in modo discreto, rispettando e comprendendo i tempi, le problematiche e le necessità dell’alunno».

Se una volta dimesso il bambino o il ragazzo non è nelle condizioni di tornare subito a scuola, per lui si attiva invece l’Istruzione domiciliare a cura della scuola di appartenenza. Tornando alla SiO, al Civile, oltre alle lezioni individuali è stato possibile attivare anche dei progetti come quello del nuovo giornalino dal titolo «Redattori per caso» e il ciclo di incontri con gli autori (in corso in queste settimane).
Le gite
Nel tempo abbiamo organizzato anche delle uscite, come «la gita di due giorni a Pontremoli e dintorni – racconta il professor Tognazzi – con alcuni ex pazienti dell’Oncoematologia che non avevano ancora ripreso la scuola».
Da almeno 15 anni anche l’Itis Castelli è impegnato al Civile. Come spiega la preside Simonetta Tebaldini, «in questo momento mettiamo a disposizione un docente di inglese, uno di italiano, due di matematica, uno di fisica ed è in arrivo anche uno di scienze. Seguono soprattutto i pazienti della Oncologia pediatrica e della Neuropsichiatria infantile per periodi. Per definire il programma i nostri insegnanti sono in contatto con i professori della scuola di appartenenza dell’alunno e guardano il registro elettronico. Quello che viene svolto in ospedale è un lavoro che richiede flessibilità. Un lavoro molto impegnativo dal punto di vista organizzativo, ma soprattutto umano».
Al contrario
Esistono quindi esperienze di «Scuola in Ospedale», ma anche di... ospedale a scuola. L’esempio viene offerto dall’Audiofonetica di Brescia – frequentata quest’anno da 562 bambini dei quali 56 sordi e 27 con altre disabilità – che, in virtù di una convenzione con l’Asst Spedali Civili, offre ai propri alunni la possibilità di incontrare, direttamente tra le mura amiche della scuola (dove sono presenti un ambulatorio e una stanza silente), un’audiologa e un’audiometrista.
A queste due figure si aggiungono le cinque logopediste messe a disposizione dalla Fondazione Cavalleri. «Per bambini e famiglie si tratta di un servizio utile e comodo, che, garantendo un monitoraggio continuativo, genera sicurezza – spiega la direttrice Anna Paterlini –. Il servizio viene molto apprezzato anche dagli insegnanti che, in contatto diretto con le specialiste, continuano a imparare».
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