Picchiato per il borsello alla fermata della metro, nell’indifferenza della gente

È riuscito a portarsi a casa il borsello, con tutto il suo contenuto. Lo ha fatto pagando un prezzo non certo a buon mercato. Per salvare chiavi, documenti, cellulare e qualche banconota si è guadagnato la frattura scomposta della mascella, quella del setto nasale, di un’orbita, di uno zigomo e dell’attaccatura della mandibola, con tutto il corollario di dolore che tutte queste lesioni hanno comportato.
Ha resistito una sola notte. L’ha passata senza chiudere occhio. L’indomani non ha potuto fare altro che andare nel pronto soccorso più vicino a casa, dove l’hanno medicato. Lunedì mattina poi si è presentato dal suo avvocato dolorante e incerottato, per mettere nero su bianco una denuncia querela nella quale ha raccontato l’aggressione del quale è stato vittima e denunciato i sette sconosciuti, che gli hanno letteralmente cambiato i connotati a calci e pugni.
L’aggressione
Protagonista suo malgrado del tentativo di rapina andato a male per la sua stessa strenua resistenza è un 57enne residente nella cintura attorno alla città. L’uomo, che confida nelle immagini delle telecamere di sicurezza per avere giustizia dei suoi aggressori, racconta che attorno alle 19.15 dello scorso sabato si trovava alla fermata della metro Bresciadue. Era solo, e con sé aveva giusto il borsello.
Nell’atto redatto dall’avvocato Maurizio Simini, l’uomo racconta di essersi trovato in attesa del convoglio accerchiato da alcuni giovani, tra i 17 e i 20 anni. Non sa dire quanti con precisione, ma ne conta sei almeno, forse sette. In denuncia l’uomo sostiene si trattasse di ragazzi di origine araba. Indipendentemente da quanti siano e da dove provengano, i sei - dice l’uomo - puntano il suo marsupio e cercano di strapparglielo. Lui reagisce e sulla banchina della metro si scatena l’inferno. Partono calci e pugni e - prosegue la denuncia della vittima - tutto accade nell’indifferenza di chi sta aspettando la metro. Sono momenti di violenza pura che terminano con la fuga degli aggressori. I ragazzi, pur non incontrando la reazione dei presenti ed essendo in straripante superiorità numerica, decidono di desistere.
Quando arrivano i carabinieri, allertati da una coppia di ragazzi presenti alla scena, degli aggressori non c’è più traccia. L’uomo, con la sua maschera di sangue torna a casa nella speranza di dormirci su e non pensarci più. Non ci riesce e domenica mattina si presenta in città di Brescia dove gli diagnosticano le numerose fratture e gli pronosticano una guarigione in 15 giorni. Perché ciò avvenga però non basta il decorso del tempo, sarà necessario un intervento in maxillo facciale, già programmato e necessario per ridurre le fratture.
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