Pedopornografia, chiesti 5 anni e 4 mesi per il prof. di religione

Cinque anni e quattro mesi di carcere. A tanto ammonta la richiesta di condanna formulata dal sostituto procuratore Alessio Bernardi nei confronti del quarantenne professore di religione accusato di atti sessuali con un’allieva di sedici anni, e di produzione e detenzione di materiale pedopornografico.
I fatti
I fatti oggetto del processo risalgono all’anno scolastico 2023/2024. A dare origine all’inchiesta, condotta sul campo dagli agenti della Squadra Mobile di Brescia, fu la psicologa della presunta vittima. Dopo alcuni colloqui con la ragazza, la professionista si rivolse direttamente alla procura e innescò tutti gli approfondimenti del caso. Il prof., che è anche avvocato penalista, subì una perquisizione. Sui suoi device furono trovati messaggi scambiati con l’alunna, ma anche file multimediali che la ritraevano e che ritraevano anche decine di migliaia di altre persone in atteggiamenti sessualmente espliciti.
Per gli inquirenti e per il giudice delle indagini preliminari, che dispose la sua custodia cautelare (due giorni in carcere, sei mesi ai domiciliari con la moglie e i figli), c’erano gli elementi per ritenere fondate le accuse.
L’udienza
A più di un anno di distanza dagli arresti, davanti alla giudice dell’udienza preliminare Valeria Rey, ieri l’imputato ha potuto raccontare la sua versione per la prima volta. Lo ha fatto attraverso dichiarazioni spontanee. Il professore, che all’epoca dei fatti insegnava in un istituto cittadino, ha parlato per più di un’ora e mezza e respinto ogni accusa. Ha affermato di non aver indotto l’alunna a compiere atti sessuali con lui e, in ogni caso, di non aver fatto nulla di vietato con la ragazzina. Quanto all’accusa di produzione di immagini e video pedopornografici della 16enne, l’imputato ha sostenuto che non vi sia mai stato nulla di illecito nei contenuti ricevuti dalla giovane persona offesa. Ha inoltre escluso di aver scambiato in rete file a contenuto sessualmente esplicito di minorenni e giustificato il ritrovamento di file proibiti sui suoi device con l’iscrizione a gruppi Telegram genericamente hard. Se nelle chat è finito materiale pedopornografico, ha affermato il prof., ci è finito non per suo volere.
Dopo le dichiarazioni spontanee dell’imputato e la requisitoria del pubblico ministero il processo abbreviato è stato aggiornato al prossimo 13 ottobre. In quell’occasione la parola passerà ai difensori dell’imputato, gli avvocati Giovanni Frattini e Domenico Servillo, e tornerà poi al giudice per la sentenza.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato