Il Patto per la Maddalena è nella sua fase operativa

Non è solo un simbolo di Brescia. La Maddalena, il monte dei bresciani, è l’area verde più importante della città. Il polmone che aiuta i cittadini a vivere meglio. A marzo è stato sottoscritto da 53 realtà il «Patto per l'Alleanza per la Maddalena», un percorso che ha l’obiettivo di valorizzare il monte grazie a progetti condivisi. Secondo il Comune non c’è solo la tutela naturalistica e paesaggistica, ma anche la valorizzazione della Maddalena come ruolo di icona paesaggistico-naturale per la città. Per fare questo è importante lavorare anche sull’«approccio consapevole» al monte, finalizzato, naturalmente, alla sua salvaguardia.
Nel Piano sono state individuati tre tavoli tematici: sentieristica e attività sportiva; promozione e valorizzazione (coordinato da Associazione fondiaria monte Maddalena); e Natura e cultura (coordinato dal Museo di Scienze naturali). «Adesso siamo nella fase operativa – spiega l’assessora all’Ambiente Camilla Bianchi –. E stiamo realizzando tutto quello che è stato deciso nei tre tavoli. Un esempio è la suddivisione della sentieristica: c’è la parte dedicata agli escursionisti e quella dedicata a chi fa downhill. Alcuni sono in commistione, altri sono esclusivi: questo per garantire la sicurezza di tutti i cittadini». La cartellonistica è dunque stata modificata, ma un intervento è stato fatto anche sul Sentiero delle Pozze.
Salvaguardia
Una delle tematiche da tenere in considerazione è la pluralità di soggetti che gestiscono diverse aree della Maddalena. «Non si deve dare nulla per scontato – prosegue Bianchi –. Serve sapere quando si possono effettuare certi tipi di lavori e quali sono i periodi più indicati per salvaguardare la biodiversità del territorio».
La Maddalena attira molte persone: sportivi, camminatori, cacciatori, turisti. Non a caso la Loggia ha ricordato che «il percorso garantirà la promozione di azioni e iniziative condivise fra i diversi attori coinvolti al fine di incrementare la collaborazione reciproca e la contaminazione tra saperi e attività». Insomma «un lavoro enorme» – ci tiene a sottolinearlo l’assessora Bianchi – che per la prima volta tiene davvero tutti in considerazione. È giusto precisare che sugli oltre 2.000 ettari di boschi solo 60 sono gestiti dal Comune o dal Parco delle Colline.
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