Pandoro Gate, chiesti un anno e otto mesi di carcere per Chiara Ferragni

L’imprenditrice e influencer è accusata di truffa per aver ingannato i consumatori con campagne commerciali benefiche: «Abbiamo agito in buona fede, nessuno ha mai lucrato»
Chiara Ferragni in tribunale a Milano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Chiara Ferragni in tribunale a Milano - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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La Procura di Milano ha chiesto una condanna di un anno e otto mesi per Chiara Ferragni per le vicende del «Pandoro Gate» e delle uova di Pasqua. L’imprenditrice digitale è accusata di aver ingannato i consumatori con campagne commerciali benefiche, ottenendo un profitto illecito e benefici di immagine non quantificabili. La richiesta del pm Cristian Barilli e dell’aggiunto Eugenio Fusco – intervenuti oggi con la loro requisitoria davanti al giudice Ilio Manucci Pcini – tiene conto del rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena). «Abbiamo agito in buona fede, nessuno ha mai lucrato», ha detto l'imprendtirice digitale in una serie di dichiarazioni spontanee in aula.

I pm hanno chiesto la condanna di un anno e otto mesi anche per Fabio Damato, ex collaboratore dell'imprenditrice, mentre per Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID, la richiesta è di un anno. «Sono fiduciosa, non posso aggiungere altro», ha detto Chiara Ferragni ai cronisti, lasciando Palazzo di Giustizia al termine dell’udienza del processo per truffa aggravata legata alle vendite del Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua griffate . L’imprenditrice, assistita dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, ha sempre respinto le accuse e – durante le dichiarazioni spontanee – ha ricostruito i fatti, snocciolando la sua carriera e ricordando anche alcune azioni benefiche fatte in passato.

Oggi è stata anche ammessa la richiesta di parte civile dell'associazione «La casa del consumatore» ma la richiesta di risarcimento non è ancora stata quantificata, ha spiegato Aniello Chianese, legale dell'associazione, sottolineando che «ci sono consumatori truffati. Tante dimostrano il ruolo delle società della Ferragni e come la vendita sia sempre stata scissa dall'attività di beneficenza con un grave danno per i consumatori».

Secondo l’accusa della procura, i consumatori e i follower sarebbero stati ingannati, con presunti ingiusti profitti per circa 2,2 milioni di euro, ottenuti dall’influencer, tramite le due campagne commerciali, tra il 2021 e il 2022. Nella prossima udienza del 19 dicembre ci sarà la requisitoria della difesa e a gennaio è atteso il verdetto.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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