Gaza, l’esperto: «Giorno storico, ma servono garanzie e riforme»
Le trattative in corso a Sharm el-Sheikh, sotto la mediazione egiziana e statunitense, rappresentano forse uno dei momenti diplomatici più delicati degli ultimi anni nella regione. Dopo mesi di guerra, il raggiungimento di un’intesa per il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco condizionale è stato salutato con sollievo, ma accompagnato da molte incognite.
«Potrebbe essere un giorno storico e un punto di svolta — spiega Michele Brunelli, professore di Storia e istituzioni dei Paesi afroasiatici all’Università di Bergamo, ospite nel tg di Teletutto — ma solo se sarà seguito da una serie di riforme pratiche e concrete sulla governance di Gaza. È sicuramente un primo passo molto positivo, sebbene si tratti di una tregua assai fragile».
I nodi da risolvere
Secondo Brunelli, la complessità del dossier è tale che nessuna concessione può considerarsi definitiva finché non si risolvono i nodi strutturali. «Gli elementi in causa sono moltissimi: siamo dinanzi a una complessità estrema per la molteplicità degli attori. Da un lato non tutto il governo israeliano sembra essere concorde con questa proposta di piano di pace in venti punti avanzata dal presidente degli Stati Uniti. Dall’altra parte c’è Hamas, che ha accettato di liberare gli ostaggi — fatto molto positivo — anche se così perde tutta la leva politica che aveva nei confronti di Israele».
Brunelli sottolinea inoltre le divisioni interne al movimento islamista: «Esistono due anime – afferma – quella più politica, che partecipa ai negoziati a Sharm el-Sheikh ed è più propensa a trovare un accordo politico e diplomatico; e quella militare, che dopo due anni di bombardamenti teme che questo accordo significhi perdere ogni potere politico, amministrativo e anche economico all’interno della Striscia».
Il ritiro e la tregua
Quanto a un possibile ritiro israeliano, il docente avverte che la questione è già sul tavolo, ma non priva di ostacoli. «Sono iniziati i preparativi per un ritiro temporaneo — osserva Brunelli — ma il problema principale riguarderà Hamas: ha accettato la liberazione degli ostaggi, tuttavia non si è ancora discusso del disarmo, e questo sarà uno dei nodi principali da risolvere».
Alla domanda se questa tregua possa reggere nel tempo, Brunelli risponde con cautela: «La soluzione dei due popoli e due Stati oggi potrebbe verificarsi a partire da Gaza e non in Cisgiordania. Ma affinché ciò accada servono garanzie concrete e un impegno internazionale che vada ben oltre la semplice cessazione delle ostilità».
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