Gaza, Witkoff arriva a Sharm: i mediatori puntano all’intesa nel weekend

Il negoziato di Sharm el-Sheikh sul futuro di Gaza è andato avanti anche nel secondo anniversario del massacro del 7 ottobre, data marchiata a fuoco nella coscienza collettiva israeliana. E le prime indicazioni dei mediatori, condivise dalla fazione palestinese, hanno confermato un «clima positivo» nei colloqui indiretti con Israele per trovare un punto di incontro sul piano Trump. Dopo i primi 2 round a livello tecnico, l'attesa ora si concentra sull'imminente ingresso in campo di negoziatori di più alto livello, come l'inviato Usa Witkoff ed il premier qatarino, mentre la Casa Bianca continua a scommettere su un'intesa a breve.
Ottimismo e libertà
Nella serata di ieri una fonte a conoscenza dei dettagli delle trattative in corso a Sharm ha dichiarato a Channel 12, l'emittente più importante in Israele, che le autorità «si stanno preparando al rilascio degli ostaggi all'inizio della prossima settimana. Witkoff e Kushner non si fermeranno per più di 2-3 giorni e si stima che la firma avverrà entro il weekend, se non ci saranno sorprese».
President Trump says a Middle East peace deal is “very close,” pledging US security guarantees for Gaza as American envoys head to Egypt for the most promising talks yet. pic.twitter.com/wwIT5k8mZM
— Al Jazeera English (@AJEnglish) October 8, 2025
«Israele chiederà di ricevere gli ostaggi vivi entro un giorno, e dopo anche i morti», ha detto la fonte. Se le parti non raggiungeranno un accordo, gli Usa potrebbero proporre un compromesso finale, con un approccio «prendere o lasciare». La road map per la pace resta lastricata di insidie. Da quanto emerso dall'Egitto, Hamas sarebbe pronto al disarmo ma non ad accettare Blair alla guida di un'amministrazione internazionale della Striscia. Tra i nodi da sciogliere anche i tempi e i modi del ritiro dell'Idf e i nomi dei detenuti palestinesi da inserire come contropartita per gli ostaggi. «Hamas ha accettato cose molto importanti» ed anche «Netanyahu è stato molto positivo», ha sottolineato Trump parlando della sua iniziativa in 20 punti per porre fine a 2 anni di guerra.
Citizens of Israel,
— Prime Minister of Israel (@IsraeliPM) October 7, 2025
We are in a time of fateful decisions. We will continue to act to achieve all the aims of the war: return all the hostages, destroy the Hamas regime, and ensure that Gaza no longer poses a threat to Israel.
«Tutte le parti spingono per un accordo», gli ha fatto eco un portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, pur esprimendo cautela sugli esiti del negoziato. E se il governo israeliano continua a non far trapelare nulla, tenendo coperte le sue carte, dal campo palestinese sono filtrati alcuni elementi. Rispetto alle richieste americane, Hamas direbbe sì a «consegnare le sue armi a un comitato egiziano-palestinese». Resta la netta bocciatura all'idea di un «comitato di transizione internazionale» guidato dall'ex premier britannico Blair, odiato in molti Paesi arabi per il suo sostegno alla guerra di Bush in Iraq.
Gestione e incognite
Per la futura «gestione di Gaza» il movimento islamista immagina di «negoziare con l'Anp»: una trattativa, tra le diverse anime palestinesi, che sarebbe parallela a quella condotta con Israele su tutto il resto. Eppure Netanyahu ha più volte ripetuto che l'organo presieduto da Abu Mazen non è considerato un interlocutore credibile e affidabile. Complicata appare anche la partita dello scambio di prigionieri.

Hamas, che ha detto sì in linea di principio a rilasciare tutti gli ostaggi in un'unica soluzione, chiede prima un cessate il fuoco «per recuperare» i rapiti, «la cui liberazione avverrebbe entro una settimana». Non è chiaro invece se la fazione rinuncerà alla richiesta, ritenuta irricevibile da Israele, di liberare alcuni detenuti di spicco che stanno scontando l'ergastolo, come il «Mandela palestinese» Barghouti. Israele immagina un ritiro progressivo, mantenendo una presenza militare di alcune zone cuscinetto. Di tutto questo si parlerà oggi a Sharm.
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