Gaza, Witkoff arriva a Sharm: i mediatori puntano all’intesa nel weekend

I negoziati tra le parti continuano nella località egiziana: c’è ottimismo e si cerca di trovare un punto d’incontro sul piano Trump
Steve Witkoff - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il negoziato di Sharm el-Sheikh sul futuro di Gaza è andato avanti anche nel secondo anniversario del massacro del 7 ottobre, data marchiata a fuoco nella coscienza collettiva israeliana. E le prime indicazioni dei mediatori, condivise dalla fazione palestinese, hanno confermato un «clima positivo» nei colloqui indiretti con Israele per trovare un punto di incontro sul piano Trump. Dopo i primi 2 round a livello tecnico, l'attesa ora si concentra sull'imminente ingresso in campo di negoziatori di più alto livello, come l'inviato Usa Witkoff ed il premier qatarino, mentre la Casa Bianca continua a scommettere su un'intesa a breve.

Ottimismo e libertà

Nella serata di ieri una fonte a conoscenza dei dettagli delle trattative in corso a Sharm ha dichiarato a Channel 12, l'emittente più importante in Israele, che le autorità «si stanno preparando al rilascio degli ostaggi all'inizio della prossima settimana. Witkoff e Kushner non si fermeranno per più di 2-3 giorni e si stima che la firma avverrà entro il weekend, se non ci saranno sorprese».

«Israele chiederà di ricevere gli ostaggi vivi entro un giorno, e dopo anche i morti», ha detto la fonte. Se le parti non raggiungeranno un accordo, gli Usa potrebbero proporre un compromesso finale, con un approccio «prendere o lasciare». La road map per la pace resta lastricata di insidie. Da quanto emerso dall'Egitto, Hamas sarebbe pronto al disarmo ma non ad accettare Blair alla guida di un'amministrazione internazionale della Striscia. Tra i nodi da sciogliere anche i tempi e i modi del ritiro dell'Idf e i nomi dei detenuti palestinesi da inserire come contropartita per gli ostaggi. «Hamas ha accettato cose molto importanti» ed anche «Netanyahu è stato molto positivo», ha sottolineato Trump parlando della sua iniziativa in 20 punti per porre fine a 2 anni di guerra.

«Tutte le parti spingono per un accordo», gli ha fatto eco un portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, pur esprimendo cautela sugli esiti del negoziato. E se il governo israeliano continua a non far trapelare nulla, tenendo coperte le sue carte, dal campo palestinese sono filtrati alcuni elementi. Rispetto alle richieste americane, Hamas direbbe sì a «consegnare le sue armi a un comitato egiziano-palestinese». Resta la netta bocciatura all'idea di un «comitato di transizione internazionale» guidato dall'ex premier britannico Blair, odiato in molti Paesi arabi per il suo sostegno alla guerra di Bush in Iraq.

Gestione e incognite

Per la futura «gestione di Gaza» il movimento islamista immagina di «negoziare con l'Anp»: una trattativa, tra le diverse anime palestinesi, che sarebbe parallela a quella condotta con Israele su tutto il resto. Eppure Netanyahu ha più volte ripetuto che l'organo presieduto da Abu Mazen non è considerato un interlocutore credibile e affidabile. Complicata appare anche la partita dello scambio di prigionieri.

Trump e Netanyahu - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Trump e Netanyahu - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

Hamas, che ha detto sì in linea di principio a rilasciare tutti gli ostaggi in un'unica soluzione, chiede prima un cessate il fuoco «per recuperare» i rapiti, «la cui liberazione avverrebbe entro una settimana». Non è chiaro invece se la fazione rinuncerà alla richiesta, ritenuta irricevibile da Israele, di liberare alcuni detenuti di spicco che stanno scontando l'ergastolo, come il «Mandela palestinese» Barghouti. Israele immagina un ritiro progressivo, mantenendo una presenza militare di alcune zone cuscinetto. Di tutto questo si parlerà oggi a Sharm.

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