Al Civile più di 700 bambini hanno subito trapianti di cellule staminali

Il primario Porta: «Grazie alle nuove tecnologie, nel reparto Tmo i trasferimenti sono possibili anche da genitori non compatibili»
Porta coordina un team di 50 persone - © www.giornaledibrescia.it
Porta coordina un team di 50 persone - © www.giornaledibrescia.it
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In una stanza dell’Oncoematologia pediatrica del Civile c’è un grande armadio blu a sei ante. Custodisce faldoni di storie cliniche, ma soprattutto umane. Sono le storie dei 724 bambini di tutta Italia e di sedici Paesi del mondo che dal 1990 in poi hanno subìto trapianti di cellule staminali nel reparto diretto dal dottor Fulvio Porta. Storie piene di paura, speranza e gioia che hanno lasciato un segno nella grande storia del reparto e nei cuori che durante le lunghe giornate di degenza hanno toccato.

Sono in questo armadio le storie dei piccoli pazienti - © www.giornaledibrescia.it
Sono in questo armadio le storie dei piccoli pazienti - © www.giornaledibrescia.it

Eccellenza

«Aprire quell’armadio suscita sempre tanta emozione», ammette il direttore generale dell’Asst Luigi Cajazzo: oltre icone dei bambini come Mufasa, Minou degli Aristogatti e i Barbapapà stampate sui fascicoli ci sono, infatti, tantissime piccole vite salvate in un reparto noto anche fuori dal nostro Paese per professionalità e dotazione tecnologica, ma bisognoso di essere adeguato dal punto di vista strutturale ai nuovi standard, reso ancora più grande, confortevole, sicuro. E, come sottolinea il dottor Porta, «a misura di bambino».

Il reparto «Tmo»

I lavori – finanziati anche attraverso la «GdB Run» di domenica – inizieranno a breve, ma l’attività, di certo, non si fermerà: ora il reparto ospita tre bambini e altri due verranno accolti nelle prossime settimane.

Provengono, si diceva, da tutta Italia e anche dall’estero perché il «Tmo» (questo l’acronimo del reparto in cui avvengono i trapianti di midollo osseo) è considerato un’eccellenza che ha saputo evolversi nel tempo: «In passato – racconta il dottor Porta – i trapianti potevano avvenire solo da fratelli o sorelle compatibili, situazione che si presenta in un caso su 16. Poi è nata la banca mondiale alle quale afferiscono 46 milioni di donatori sparsi in tutto il mondo. L’attesa, in media, ammonta a tre mesi, ma a volte il bambino non ha tre mesi di vita. Ecco perché abbiamo acquisito nuove tecnologie che ci consentono di eseguire in sicurezza trapianti di cellule staminali direttamente dalla mamma o dal papà anche se non sono completamente compatibili». In gergo medico si parla di «trapianto aploidentico», uno dei punti di forza del «Tmo» del Civile.

Gestione

Un altro punto di forza è rappresentato dal personale: tra infermieri, operatori socio-sanitari e medici l’Oncoematologia pediatrica può contare su una cinquantina di persone che, come sottolinea il primario, «hanno scelto di lavorare qui. Il clima che si respira è positivo, sereno, senza tensioni. Questo fa bene a mamme e bambini».

Nel tempo i piccoli pazienti che necessitano di un trapianto di cellule staminali sono aumentati nonostante il calo demografico: «Quarant’anni fa la percentuale di sopravvivenza si aggirava attorno al 65%, ora supera abbondantemente il 90%: il fatto, quindi, che queste tecniche offrano maggiori garanzie le ha rese uno strumento potente e sicuro non solo dinnanzi a malattie immediatamente letali, ma anche per migliorare la qualità di vita di bambini con patologie ad esempio immunologiche». Si affidano, quindi, a questo reparto pazienti con leucemia, tumori solidi o anemia falciforme: «Stiamo seguendo – aggiunge – 120 ragazzi con quest’ultima malattia che colpisce i globuli rossi».

Obiettivo

Il sogno, in questo momento, consiste nel riqualificare e ampliare gli spazi. Un lavoro da 1,5 milioni di euro che troverà compimento entro metà 2026 grazie al grande cuore della comunità: 500mila euro arrivano dal fondo «Cavaliere del Lavoro Francesco Folonari, Monica e Luca Folonari» aperto per volontà di Luisa Marchesani Folonari alla Fondazione Comunità Bresciana; 500mila euro sono stati stanziati da Ail Brescia e la restante somma è oggetto di una gara di solidarietà promossa sempre dall’Ail alla quale aderisce anche il GdB con la corsa, appunto, di domenica.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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