Un orso si aggira nell’area del Bruffione e fa strage di asini

Gli orsi si sa, sono animali imprevedibili quanto abitudinari. Quello che in questo periodo si aggira sulle montagne dell’area del Bruffione, in territorio bagosso a ridosso del Trentino, sembra prediligere per i suoi pasti la carne di asino. In meno di un mese ne ha uccisi ben sei, scorrazzando nottetempo nei dintorni di malghe e malghette, scelte in questo periodo per la monticatura degli erbivori d’allevamento. Manze, manzette e pecore a questo plantigrado sembrano non interessare. E neppure gli alveari.
Le scorribande
Una volta a settimana, più o meno, scende dall’impervio, ammazza un asino, sbrana le parti che preferisce e lascia la carcassa. L’intenzione è probabilmente quella di tornare a cibarsene, ma pastori, mandriani e addetti, seguendo il protocollo denunciano il danno (grazie al quale avranno un risarcimento) e la carcassa viene portata via per le analisi.

«Tutto vero, stiamo seguendo caso per caso, effettuato i rilievi cercando materiale organico da consegnare per le analisi. Stiamo cercando di capire di che orso si tratta – conferma Paolo Tavelli della Polizia Provinciale –. La Regione, con le squadre Ersaf, è pronta ad intervenire fornendo materiali per proteggere gli animali dai predatori, ma su quei territori non è un’operazione semplice da mettere in pratica».
«L’orso fa l’orso, non ci piove, ma l’uomo deve fare la sua parte per difendersi, altrimenti chi rimane in montagna a fare questo lavoro ingrato – afferma Dante, che ha affittato una casina al malghese Lorenzo –. Bisogna ammettere che c’è un problema di convivenza e adottare le misure necessarie».
Fra chi si trova a fare i conti con l’appetito dell’orso ci sono anche il camuno Martino e il pastore valsabbino Angiolino: «Queste uccisioni certo ti spengono l’entusiasmo» dicono, nella speranza che il plantigrado se ne vada presto altrove come è successo per quell’orso che lo scorso anno, lasciando tracce di dna nei pollai da Molveno a Pezzaze, se ne è tornato a Idro e a Bagolino e oggi nessuno sa che fine abbia fatto.
Un sistema c’è per fermare questi attacchi: un doppio recinto elettrificato con la parte interna che contiene il bestiame e quella esterna ben più robusta per tener fuori l’orso. Facile dirlo, molto meno realizzarlo in quota.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.