Oratori in vendita: San Giovanni per calo di bimbi, inagibilità e debiti
Oratori di Sant’Agata e San Giovanni in vendita. Anzi, per il primo si può usare il verbo al participio passato: venduto. Con rogito fissato – pur con tutte le cautele del caso – a gennaio.
San Giovanni
Per il secondo si è in attesa di una serie di autorizzazioni, anche comunali, che devono seguire il loro iter e per le quali ci vorrà più tempo. Ma l’intenzione del parroco e del consiglio pastorale è proprio quella di alienare l’immobile di vicolo Due Torri, non solo per il numero di bambini iscritti al catechismo, in costante calo, ma anche perché due piani sono stati dichiarati inagibili e pericolosi e perché «con il ricavato si andrà ad attutire il pesante debito maturato dalla parrocchia negli anni, a partire dal 2015, che è di oltre due milioni di euro» precisa monsignor Gianbattista Francesconi. Quella struttura peraltro è già chiusa da un anno e i bambini e i ragazzi da mesi stanno frequentando il catechismo e il Cag nell’oratorio di San Faustino.
«Si tratta di uno spazio rilevante – spiega il collaboratore amministratore del parroco, l’ingegner Flavio Regosa –: 1.300 mq coperti con 800 mq di cortile che possono essere sfruttati per creare 28 posti auto, di cui in centro c’è sempre un gran bisogno, senza contare i tre passi carrai; quasi 300 mq di pertinenze sottotetto, 30 di portico e 70 di corselli (o balconi)».
Una volta ottenuta l’autorizzazione al cambio di destinazione d’uso dell’edificio da parte del Comune, la Curia bresciana e quella romana valuteranno la congruenza delle offerte e che non vi siano vincoli religiosi, per autorizzare la vendita.
Sant’Agata

Questi passaggi sono già stati affrontati per gli spazi dell’oratorio di Sant’Agata, in via Malvezzi, tra via Dante e via Porcellaga. «Qui la superficie complessiva è di 1.158 mq e comprende anche interrato e lastrico solare – continua l’ingegner Regosa –. Se ne ricaveranno piccoli appartamenti, ad uso residenziale. Abbiamo svolto tutte le pratiche del caso, raccolto le offerte, presa la migliore dal punto di vista economico e sia Roma che Brescia hanno dato il beneplacito, tanto che a gennaio del 2026 dovremmo firmare il rogito».
Ma «serve comunque cautela e il condizionale è d’obbligo», come raccomanda monsignor Giuseppe Mensi, vicario episcopale per l’Amministrazione in Diocesi.
La parrocchia di Sant’Agata – che dipende da San Nazaro – non ha però maturato quell’ingente cifra di debiti come quella di San Giovanni. Si parla di un mutuo da 350mila euro, necessario per sistemare l’edificio che, in passato, era caduto letteralmente «a pezzi», quando dal cornicione della facciata si erano staccati dei piccoli blocchi di marmo che, solo per miracolo, non avevano colpito nessuno.
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