Omicidio Sana Cheema, non si trova la giornalista che deve testimoniare

Al suo microfono il fratello della vittima, morta in Pakistan nel 2018, aveva confessato di averla uccisa. Per le autorità italiane i parenti le hanno tolto la vita per aver detto no al matrimonio combinato
La vittima, Sana Cheema - © www.giornaledibrescia.it
La vittima, Sana Cheema - © www.giornaledibrescia.it
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Al suo microfono il fratello della vittima raccontò: «Abbiamo litigato, ha iniziato a insultarmi e a dirmi parolacce. E io l’ho uccisa. L’ho strangolata». Una confessione, poi ritrattata, registrata dalla giornalista pakistana Aneela Aslam che in una cella di sicurezza della Polizia di Gurjat riuscì ad intervistare il fratello di Sana Cheema, la ragazza di 25 anni cresciuta nel quartiere bresciano di Fiumicello e morta in Pakistan il 18 aprile 2018.

Giornalista irrintracciabile

Per le autorità italiane è stata uccisa dai parenti per aver detto no al matrimonio combinato. In Patria il fratello e il padre sono stati assolti per insufficienza di prove, mentre è ancora in corso il processo a loro carico davanti alla Corte d’Assise di Brescia. La prossima udienza è in agenda a settembre, ma per il dibattimento i due – accusati di omicidio politico – non si sono mai presentati in aula.

Ma per gli uffici della Procura generale e della Procura ordinaria ultimamente risulta impossibile anche trovare la giornalista pakistana che potrebbe essere testimone chiave perché l’unica, con tanto di video pubblicato online, ad aver registrato la confessione del fratello di Sana che poi ritrattò negando di aver commesso l’omicidio.

Le difficoltà

Per ora sono andati a vuoto tutti i tentativi degli inquirenti per contattare la cronista Aneela Aslam, inserita nella lista dei testimoni. Impossibile parlarle attraverso la redazione della testata giornalistica per cui lavora, così come ad oggi non ci sarebbe stato alcun aiuto da parte delle autorità locali del distretto di Gujarat. Chi indaga ha provato, senza fortuna, anche a passare dai social network della giornalista. Così l’assenza della teste chiave potrebbe rallentare un processo già molto complesso.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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