Omicidio Bozzoli, perquisizione dei carabinieri nella villa di Giacomo
Si sono presentati a casa di Giacomo Bozzoli e della compagna attorno alle 18 di lunedì, per notificargli la condanna definitiva all’ergastolo. Sono tornati anche martedì. Nelle ultime 48 ore, in via San Carlo 65 a Soiano del Lago, nella villa nella quale il 39enne vive (o viveva) con la compagna Antonella e il figlio di nove anni, i carabinieri hanno sostato a lungo. Sono rimasti però sempre fuori dal cancello della villa di famiglia.

Per la prima volta, ieri, ci sono entrati accompagnati da Alex e Adelio, fratello e padre di Giacomo Bozzoli. Lo hanno potuto fare forti del decreto di perquisizione emesso dalla procura. Sono andati alla ricerca di elementi utili per stabilire dove si siano diretti e per quanto possano stare lontano. In 40 minuti hanno perlustrato tutta la villa, aperto armadi e cassetti.
La fuga
Per quanto riguarda però la fuga lo scenario è chiaro: non lo seguivano. Non lo intercettavano. Formalmente non potevano farlo. Evidentemente non lo hanno fatto. La sensazione diffusa è che ora non sappiano dove sia, quanto meno non con precisione.
Per stabilire dove Giacomo Bozzoli si trovi ora, se sia ancora con la compagna Antonella Colossi e con il suo unico figlio, gli inquirenti devono dare fondo a tutti i loro mezzi, spremere la tecnologia, fare accertamenti bancari, mettere in fila tutti gli elementi nella speranza offrano le coordinate per rintracciarlo.
Tregua finita
Dopo aver ottenuto un decreto che ne certifica la latitanza, figlio del verbale delle vane ricerche fatte nelle abitazioni dei Bozzoli e dei Colossi, nei luoghi di lavoro delle due famiglie e anche nelle seconde case fino in Valgardena, la procura della Repubblica ieri ha spiccato anche il MAE (mandato di arresto europeo), mentre la procura generale presso la corte d’appello ha chiesto che le ricerche siano estese oltre i confini Schengen.
Al netto del fatto che il 39enne che si sta sottraendo all’ergastolo per l’omicidio dello zio da ieri corre il rischio di essere arrestato sotto gli occhi di suo figlio - una scena da non augurare al bambino che ha da poco terminato la terza elementare - ed essere portato in un carcere lontano dall’Italia dove attendere l’estradizione, l’emissione dei mandati di cattura internazionali può voler dire almeno altre due cose. Innanzitutto potrebbe significare la rottura dell’eventuale trattativa con il 39enne per un suo rientro «soft».
Il MAE, e la sua estensione oltre i confini comunitari, suonano come un: «ti abbiamo dato 48 ore per consegnarti, non ne hai approfittato e ora ti veniamo a cercare noi» con tutte le conseguenze del caso, a partire dall’impossibilità per Giacomo Bozzoli di scegliere il carcere nel quale consegnarsi e iniziare a scontare la lunghissima condanna. In secondo luogo il MAE e la sua estensione extra UE dicono anche che la localizzazione di Giacomo Bozzoli, della sua compagna e di loro figlio, è tutt’altro che certa.
Se sono pressoché sicuri che siano all’estero, e che magari siano passati dalla Svizzera, gli inquirenti ritengono sia da prendere con le molle, per il rischio di un depistaggio anche involontario, l’indicazione data dal suocero del 39enne circa la presenza del genero, di sua figlia e di suo nipote «in una località imprecisata della Francia».
Dice di non avere idea di dove siano invece il padre di Giacomo. Adelio Bozzoli, dopo «il mezzo infarto» che ha detto di aver avuto lunedì, ieri era di nuovo al lavoro, al suo posto alla Ifib di Bedizzole. Pareva in buone condizioni.
Certezze e ipotesi
Di certo c’è il passaggio della Maserati Levante di Giacomo tra le 5 e le 6 di domenica 23 giugno, con a bordo la compagna e il figlio, tra Manerba e Desenzano. Un dettaglio utile per sostenere che i tre se ne siano andati, ma non certo per stabilire dove, visto che per ora non ci sarebbero altri avvistamenti. A suo nome inoltre negli ultimi mesi non sono stati prenotati né voli, né camere d’albergo.
Chi investiga non ha la certezza di una soluzione a breve, ma è comunque ottimista circa il fallimento della latitanza. Sempre che i tre siano ancora insieme, la fuga di un’intera famiglia, per lo più con un bambino di appena nove anni, non è semplice sotto diversi punti di vista, anche potendo contare su una discreta dote in denaro.
Muoversi in tre senza lasciare il segno del proprio passaggio, con gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, è pressoché impossibile. Difficile, complicatissimo, inoltre potrebbe essere sotto il profilo psicologico, soprattutto per la compagna di Giacomo Bozzoli chiamata ad una latitanza che non ha voluto, che non si è meritata e che tanto meno ha meritato e voluto il figlio, nove anni in questi giorni. Un conto è accettare una vita da ricercata per sé. Un conto è imporla ad un bambino di nove anni, anche se destinato a rimanere senza papà.
In ambienti investigativi circola un’ipotesi attorno al piccolo Bozzoli. Non è escluso che per festeggiare il suo nono compleanno, che cade proprio in questi giorni, papà e mamma abbiano deciso di allungare l’ultima vacanza insieme prima di rientrare e dividersi per sempre.
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