Omicidio Bozzoli, dieci anni di misteri attorno a Oscar Maggi

Ci risiamo. A distanza di 3688 giorni da quell’otto ottobre 2015 in cui tutto iniziò. A Brescia, in un’aula di Palazzo di giustizia, si torna a parlare di Mario Bozzoli, l’imprenditore di Marcheno svanito nel nulla all’interno della sua fonderia. Mercoledì inizierà infatti un nuovo processo dopo che il primo si è concluso con la condanna all'ergastolo per Giacomo Bozzoli.
Sul banco degli imputati questa volta c’è Oscar Maggi, 48 anni da compiere a dicembre, addetto ai forni quella sera di ottobre di dieci anni fa e che ha scelto di essere processato con rito abbreviato. Tre udienze e prima di Natale dovrebbe arrivare il verdetto.
L’accusa
Oscar Maggi finisce a processo dopo che al termine del processo di primo grado nei confronti di Giacomo Bozzoli il presidente della Corte d’Assise Roberto Spanò decise – per le incongruenze emerse durante il dibattimento – di trasmettere gli atti in procura con l’ipotesi di concorso in omicidio volontario.
«Per avere, in concorso con Giacomo Bozzoli cagionato la morte di Mario Bozzoli; in particolare, dopo averlo aggredito repentinamente e proditoriamente all’interno del capannone della fonderia della Bozzoli s.r.l. mentre lo stesso, terminata la sua attività lavorativa, scendeva da un muletto adibito al trasporto dei materiali metallici, lo uccidevano con modalità tali da non lasciare tracce sul luogo a causa della soppressione del cadavere, consistita nell’adagiarlo sulla superficie di un bagno di metallo fuso nel forno grande della fonderia della citata azienda, presso la quale proprio Maggi era addetto ad uno dei due forni fusori, sino ad ottenerne la carbonizzazione e l’incenerimento per poi, ancora, Oscar Maggi adoperarsi a riattivare l’impianto di aspirazione bloccato dalla fumata anomala collocabile intorno alle ore 19.18 (generatasi a seguito del getto e conseguente fusione nel forno di un corpo umano)».

La precedente accusa poi archiviata
Il nome di Oscar Maggi era già finito nel registro degli indagati a dicembre 2015 insieme a quelli dei due fratelli Alex e Giacomo Bozzoli, nipoti dell’imprenditore scomparso, e di Akwasi Aboagye detto Abu. I due fratelli Bozzoli erano accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio - l’ipotesi era ancora quella che avessero ucciso Mario in azienda e poi portato fuori dalla fonderia in auto – mentre i due operai erano stati accusati di concorso non materiale.
«Hanno aiutato gli autori dei reati di omicidio e distruzione di cadavere ad eludere le investigazioni della polizia giudiziaria e del pm. Rendendo reiteratamente dichiarazioni reticenti in ordine a quanto visto o comunque percepito all’interno dello stabilimento della Bozzoli srl la sera dell’otto ottobre 2015 tra le 19.15 e le 20 circa nonostante si fossero trovati nei luoghi in cui veniva consumato l’omicidio». La posizione di Oscar Maggi, così come quella di Abu e di Alex Bozzoli sarà archiviata anni dopo.
L’interrogatorio
Il 22 dicembre 2015, due mesi dopo la scomparsa di Bozzoli, Oscar Maggi viene interrogato al Comando provinciale dei carabinieri di Brescia. Dalle 9.40 alle 14.09.
Ecco alcuni stralci dei verbali:
Domanda: È vero che lei si è informato in merito alla temperatura di fusione del titanio delle protesi dentarie? In caso affermativo per quale motivo?
Risposta: «Si, effettivamente mi sono informato presso mia cugina che fa la dentista mentre stavamo chiacchierando al bar. La scomparsa di Mario Bozzoli era chiaramente l’argomento del giorno e quindi le ho posto quella domanda anche perché in televisione si continuava a trattare l’argomento delle varie temperature di fusione e ricordo che proprio in quel momento frangente, tra le varie persone presenti al bar e nel corso delle varie ipotesi formulate si era parlato di una protesi dentaria in titanio che Bozzoli avrebbe potuto avere».

Domanda: Quando ha notato la fumata animala diffondersi nella fonderia a causa del blocco dell’impianto di aspirazione, ha percepito un odore diverso dal solito nell’aria?
Risposta: «No, l’odore che ho sentito per me era quello che si sente di solito. Per l’esperienza che ho avuto, anche in occasioni di versamento di materiale diverso dal metallo, non ho mai avvertito differenze negli odori. Non avendo mai avuto comunque esperienze di caduta di carcasse di animali nel forno, non posso riferire in merito alla eventuale differenza di odori»
Domanda: Riferisca circa i rapporti personali tra Mario Bozzoli e i nipoti e in generale i rapporti dentro l’azienda
Risposta: «I rapporti per me erano normali, li ho visti in più occasioni colloquiare normalmente. Preciso che due anni fa (l’interrogatorio è di dicembre 2015, ndr) ho avuto un’accesa discussione con Giacomo Bozzoli, il quale mi aveva insultato con frasi del tipo: “ti sputo in faccia”. Non ricordo il motivo scatenante di tale screzio, ma ricordo di avergli risposto alla presenza di suo padre Adelio, che io la sua faccia gliel’avrei gonfiata a suon di schiaffi. Da quanto mi riferiva Ghirardini lui non andava d’accordo con Mario Bozzoli e ricordo che Ghirardini mi aveva confidato apertamente che, se avesse avuto l’occasione di incontrare Mario da solo all’esterno dell’azienda lo avrebbe picchiato».
L’intervista al GdB
Il 2 aprile 2016 Oscar Maggi rilascia un’intervista al Giornale di Brescia. Sarà l’unica da quando è iniziato il giallo di Marcheno. Sull’otto ottobre 2015 racconta: «È stato un giorno come tutti gli altri. Avevo le mie mansioni e ho lavorato tranquillamente tutta la notte. Verso le 23 sono arrivati i figli di Mario, io ero all’esterno dei capannoni e ho sentito che chiedevano dove fosse il padre. Poi è arrivata la signora Irene e mi ha chiesto in lacrime: "dove è il mio Mario?" e ho iniziato a partecipare alle ricerche».
Mario aveva salutato, ma la sua auto era rimasta nel parcheggio. Non l’ha stupita la cosa? «Che avesse lasciato la macchina me ne ero accorto, ma capitava che Mario con sua moglie andasse fuori a cena e la macchina restava lì. Non era la prima volta».
Sulla fumata anomala del forno grande dove secondo la giustizia italiana Mario Bozzoli è stato gettato, Oscar Maggi parlando al Giornale di Brescia nell’aprile 2016 spiega: «Non c’è stato nulla di anomalo. Fumate ce ne sono tutti i giorni. Non mi sono accorto di nulla di strano. Ho riacceso l’impianto di aspirazione che si era spento, ma non era la prima volta. Succede in base a quanto rottame si butta: se è troppo il fumo è molto caldo e manda un segnale che fa spegnere l’impianto».
E sulle accuse: «Non ho mai avuto paura di aver fatto qualcosa, ma non è stato facile. Sono stato interrogato anche per 11 ore dai carabinieri. Mi hanno tartassato. Capisco quello che è successo, ma io ero lì perché stavo lavorando. Solo per quello ero in azienda. Quando mi hanno detto che ero indagato ho pianto come un bambino e non sapevo più cosa dire. Io so di non avere fatto niente e sono in pace con me stesso».
L’intercettazione
Nel quadro accusatorio contro Oscar Maggi ha un peso non indifferente l’intercettazione ambientale del 15 ottobre 2015.
Sono le 21 e l’operaio è in auto con il collega Abu. Parlano di Beppe Ghirardini, l’altro addetto ai forni della Bozzoli, che il giorno dopo i carabinieri devono interrogare. «Andiamo a vedere dove abita» dice Maggi. «Sì» risponde Abu. «Per forza, se dice qualcosa di sbagliato incolpano noi» replica Maggi che aggiunge: «Se Beppo sbaglia a parlare siamo rovinati». I due non raggiungono Ghirardini, che il giorno successivo svanisce nel nulla. Sarà trovato morto a Case di Viso, in Vallecamonica con un'esca al cianuro nello stomaco.

La testimonianza
Proprio questa intercettazione è al centro della testimonianza di Oscar Maggi nel corso del processo di primo grado a Giacomo Bozzoli. È il 13 ottobre 2021 e va in scena un duro scontro con il presidente della Corte d'Assise Roberto Spanò. Prima di arrivare al tema intercettazione, a Maggi viene chiesto della fumata anomala del forno.
Pubblico ministero– Si ricorda l’orario in cui è avvenuta questa fumata anomala?
Maggi – Un orario preciso no, comunque presumo dalle sette alle otto, in questo arco di tempo.
Pubblico ministero – tra e sette e le otto. e lei saprebbe collocare l’ultima volta che ha visto Mario nel prima o dopo questa fumata?
Maggi – no, io Mario l’ho visto prima della fumata.
Pubblico ministero – prima.
Maggi – prima della fumata.
Pubblico ministero – l’ultima volta che l’ha visto...?
Maggi – sì, sì, prima della fumata, non dopo.
Poi il tema sul dialogo intercettato durate il quale Maggi e Abu vogliono raggiungere Ghirardini alla vigilia dell’interrogatorio di quest’ultimo con i carabinieri.
Presidente – ecco, che bisogno c’era di vedere Ghirardini?
Maggi – ma no, così, andavamo a vedere se lo vedevamo, così, in senso buono.
Presidente – no, così niente. così niente.
Maggi – eh, noi la pensavamo in questo modo.
Presidente – cioè ogni essere umano ha uno scopo, quindi qual era lo scopo di vedere Ghirardini?
Maggi – no, non c’era nessuno scopo.
Presidente – no? allora lei senza nessuno scopo va a casa di uno che non sa neanche dove abita? così, dice: “ah, facciamo un giro, vediamo se c’è, incontriamo Ghirardini così, abbiamo voglia di vederlo”.
Maggi – andiamo a vedere se vedevamo Ghirardini, avrei detto così io, avevo detto.
Presidente – voi andate da Ghirardini per quale scopo?
Maggi – non c’era nessuno scopo, per andare a vedere se lo vedevamo, basta.
Presidente – ecco, no, poi... allora, andiamo...
Maggi – sì. che dopo io ho detto questa frase ma perché era detta inerente al fatto che siccome lui era uno che raccontava balle ho detto “se questo qua racconta balle siamo tutti rovinati. deve raccontare la verità, se questo qua viene chiamato e va da solo racconti la verità”.

Presidente – ma che balla doveva raccontare?
Pubblico ministero – ma parola verità non è mai pronunciata in questa conversazione.
Maggi – questo lo sto dicendo io adesso, non in conversazione.
Presidente – no, guardi, Maggi, le abbiamo le intercettazioni, quindi su quello non possiamo divagare.
Maggi – ma certo, sicuro.
Presidente – come con gli orari, eh? e coi ricordi. allora, lei va con Abu da Ghirardini, lo cerca per concordare la versione; aveva paura che Ghirardini dicesse qualcosa di diverso da quello che ha detto lei.
Maggi – no, non di quello che ho detto io, assolutamente. che non raccontasse balle, di dire solo la verità, che laggiù non c’è da scherzare, laggiù c’è da dir la verità.
Presidente – e che bisogno c’era? perché, avrebbe detto delle balle?
Maggi – perché conoscevo la persona che era uno che raccontava bugie, solo per questo.
Presidente – ma che bugie poteva raccontare?
Maggi – ma non lo so
Presidente – era sparito Mario, eccetera, che bugia poteva raccontare?
Maggi – questo non lo so.
Presidente – eh. invece non è che dovesse raccontare qualche verità, anziché qualche bugia? bisogna mettersi d’accordo di dire la stessa cosa, per evitare che uno dicesse una cosa diversa e ci fossero contraddizioni tra di voi?
Maggi – no, questo non era la mia intenzione, signor giudice, assolutamente. non era la mia intenzione questa. ma assolutamente no.
Presidente – però, guardi, risulta questo.
Maggi – no, non era la mia intenzione.
Presidente – cioè, quindi lei ha urgenza di sentirlo... adesso, guardi, sto leggendo l’intercettazione... quindi lei continua a insistere con Abu perché bisogna trovare a tutti i costi Ghirardini e quindi lei era preoccupato.
Maggi – assolutamente no.
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