Omicidio al campo nomadi: «Ho sparato per legittima difesa»

Ha risposto a tutte le domande del giudice. Ha spiegato il suo punto di vista. Ha ribadito di aver fatto fuoco per difendersi. Roberto Held, il 50enne di origini sinti che si è consegnato nella giornata di lunedì ai carabinieri che lo stavano cercando per l’omicidio di Dolores Dori, come già aveva fatto con il sostituto procuratore Francesca Sussarellu, anche al gip Stefano Franchioni ha giustificato i tre proiettili che hanno stroncato la futura consuocera con la legittima difesa.

L’accusa

Una versione, la sua, alla quale gli inquirenti oppongono elementi in contrasto. Stando all’autopsia la 44enne lasciata dal marito all’ospedale di Desenzano nella tarda serata dello scorso 2 ottobre, e morta nonostante l’intervento dei medici, sarebbe stata attinta alla schiena, probabilmente mentre stava tornando sui suoi passi. Se è vero, perché documentato dal video registrato con il telefono dal figlio 16enne presente negli istanti dello scontro a fuoco, che Dolores Dori ha guidato l’assalto al campo nomadi di Lonato, insieme alla 59enne madre e regina dei sinti di Pistoia, e con lei è scesa armi in pugno per sparare all’impazzata in direzione delle roulotte al suo interno, è anche probabile che sia sta colpita, tre volte, mentre stava tornando sui suoi passi, forse dopo aver desistito dall’attacco. Una circostanza che, se confermata, potrebbe fare tutta la differenza del caso per Held ed il suo futuro processuale.

La misura

Dopo aver risposto alle domande del gip, il cinquantenne padre del ragazzo che avrebbe dovuto sposare la figlia di Dolores Dori, nonostante la contrarietà della famiglia di quest’ultima, è tornato in cella. Il suo difensore, l’avvocato Gianfredo Giatti del foro di Mantova, ha chiesto al gip il suo trasferimento dal carcere agli arresti domiciliari. Il giudice si è avvalso.