Nicolò Belloni: «Il massaggio cardiaco? Lo vidi in tv»
È stato insignito otto anni dopo il suo gesto eroico di una medaglia d’argento al Valore civile Nicolò Belloni, il giovane di Gavardo, allora 14enne, che otto anni fa salvò nelle acque del Garda a Toscolano Maderno un paracadutista tedesco che, caduto violentemente su un fondale basso, aveva perso i sensi ed era andato in arresto cardiaco sott’acqua.
A otto anni di distanza da quel soccorso che cosa resta di quel gesto?
Oggi rifarei quel gesto perché ogni vita è una cosa nobile e preziosa e la sua tutela merita anche un sacrificio personale. Allora feci un gesto spontaneo e forse anche un po’ dettato dalla disperazione del momento. Pensate che ho applicato il massaggio cardiaco per averlo visto fare in televisione... Oggi, col senno di poi, mi sono reso conto che nell’emergenza la preparazione è fondamentale, altrimenti le persone da salvare potevano essere due. Questa la lezione che ho imparato a distanza di otto anni. Ma quel gesto lo rifarei comunque.
Ma altri non intervennero?
Ero con mio nonno, impossibilitato fisicamente ad intervenire in acqua. Sono bastato io a risolvere la situazione. Ho liberato il paracadutista tedesco da quell’attrezzatura di cavi e tele, impregnata di acqua che lo teneva a fondo una volta diventata pesante e l’ho portato a riva. Poi mi sono reso conto che non respirava e che il cuore era fermo. Il resto è venuto da solo.
Quanto ti ha segnato quell’esperienza?
In realtà quello che ho fatto era il frutto dell’educazione che la mia famiglia mi ha impartito da sempre. Il rispetto della vita, delle altre persone. Sempre e innanzitutto. Così quel giorno non ho esitato: mi sono calato dal lungolago all’acqua. Certo, era marzo e faceva freddo. Ma non ho avuto esitazioni perché non c’era da avere remore. Quell’uomo stava morendo: che scelta avevo? Avrei rivisto quella scena per tutti i giorni della mia vita e quindi l’azione ha seguito il pensiero o forse è stato un tutt’uno. Poi lui, il paracadutista tedesco, qualche giorno dopo mi ha chiamato e mi ha ringraziato. Ma ripeto: era un atto dovuto ai miei e innanzitutto a me stesso e il mio essere. Il resto è la consapevolezza di aver salvato una vita.
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