Movida in Carmine, la Loggia si difende dopo la causa dei residenti

Secondo gli assessori Manzoni e Poli è stato fatto «tutto ciò che un’amministrazione comunale poteva fare»: se c’è stato troppo rumore, anche i locali hanno le loro colpe, dicono
Vita notturna in Carmine - © www.giornaledibrescia.it
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La Loggia prepara la strategia difensiva nella causa intentata da 68 residenti del Carmine sulla movida selvaggia nel quartiere. Questa mattina, in un’insolita commissione a porte (semi)chiuse, l’Avvocatura civica ha relazionato ai consiglieri il lavoro svolto negli ultimi mesi in vista dell’udienza attesa per il prossimo 16 giugno.

La strategia

Dopo che il giudice ha detto no al coinvolgimento nel processo dei gestori dei 36 locali del Carmine e delle forze dell’ordine (Polizia di Stato e Polizia Locale), la Loggia (che in tribunale sarà l’unica parte coinvolte insieme ad Arpa) pare intenzionata a proseguire sugli stessi binari: accertare le eventuali rispettive concorrenti responsabilità. In sostanza, secondo il Comune, se c’è stato troppo rumore i locali hanno le loro colpe così come andrebbe accertato il ruolo delle Forze dell’ordine.

Da questo nasce la decisione, rigettata, di estendere il contraddittorio in sede processuale. Ed è proprio intorno a questo che si dipana ancora la polemica tra le parti politiche, così come nella commissione commercio di questa mattina.
A prendere la parola per esplicitare la posizione della Loggia sul caso movida al Carmine sono stati il vicesindaco Federico Manzoni e l’assessore Andrea Poli. «Abbiamo fatto tutto ciò che un’amministrazione comunale poteva fare – hanno sottolineato entrambi – tra accordi, protocolli e controlli della Locale (1.058 in tre anni secondo quanto spiegato da Poli, ndr). Ma dobbiamo tener presente di essere di fronte ad un vulnus normativo, nessuno in Italia sa davvero quali azioni intraprendere e quali diritti debbano prevalere su altri».

Di certo il 2026 sarà un anno spartiacque per la giurisprudenza sulla movida, con epicentro Brescia. Oltre all’udienza di giugno sulla causa dei 68 residenti, l’anno prossimo arriverà la sentenza definitiva sul caso Paroli, la cui sentenza ha già fatto scuola in Italia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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