Morto in moto a Bedizzole, lacrime per il giovane giardiniere Rufi

Lo hanno visto ogni giorno, tra le serre e le aiuole, con le mani nella terra e lo sguardo attento. E ora faticano a credere che non ci sia più. La morte di Rufi Sejdija, 19 anni appena, ha lasciato senza fiato Padenghe, Bedizzole e tutta la comunità macedone della Valtenesi, dove la sua famiglia è conosciuta e stimata da tempo.
Rufi era nato in Macedonia nel novembre del 2005, ma era cresciuto qui, nella casa di Padenghe accanto al Vivaio del Garda, dove lavorava con alcuni colleghi, fianco a fianco con il padre. Un ragazzo giovane, curioso, che si interessava al lavoro e stava imparando un mestiere. Fino a poche ore prima dell’incidente era lì, tra le piante, a lavorare insieme ai colleghi.
La tragedia
Poi, l’assurdo. Poco prima delle 19 di lunedì, su via XX Settembre, nel centro di Bedizzole, la sua Kawasaki ha impattato contro un albero, dopo aver tentato di superare un’auto che stava svoltando. A bordo, un 63enne del paese.
L’urto tra i due mezzi è stato lieve, ma la caduta violentissima: Rufi è stato sbalzato dalla sella, il casco ha ceduto, l’impatto contro l’albero è stato fatale. Inutili i soccorsi, immediati ma vani: prima il tentativo di rianimazione dei passanti, poi l’ambulanza, infine l’elisoccorso. Il suo cuore però si è fermato lì.
A Padenghe e a Manerba, dove tanti macedoni vivono e lavorano da anni, la notizia si è diffusa in fretta, lasciando tutti sgomenti. La famiglia Sejdija è tra quelle che hanno saputo costruire negli anni un rapporto solido con il territorio. Il padre è una figura benvoluta da colleghi e conoscenti: «Una persona di valore».
Rufi era il maggiore di due figli: lascia anche una sorella più piccola. La madre in questi giorni si trova in Macedonia, dove assiste alcuni parenti anziani. Chi conosceva Rufi lo ricorda come un ragazzo volenteroso, che si dava da fare. Lunedì era uscito in moto non appena finito il lavoro. Qualche chilometro dopo, l’impatto. Tra i primi a correre sul posto è stato proprio il padre, che con alcuni cugini è stato accolto dalla Polizia locale e dagli agenti della stradale.
Sui social, nelle ore successive, frasi semplici. C’è chi scrive di aver visto l’elicottero e di aver subito pensato al peggio. Chi parla di una «vita di un giovane ragazzo spezzata». E chi, accanto alle condoglianze alla famiglia, rivolge un pensiero anche al conducente dell’auto, «che sarà l’unico a sapere il senso di colpa che si prova».
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