Frontale sulle Coste, la morte di Albion in diretta nella microcamera sul suo casco

La diretta dell’incidente che gli è costata la vita. Si apprestano ad analizzarla fotogramma per fotogramma gli agenti della Polizia Stradale di Salò e il sostituto procuratore Marzia Aliatis che hanno per le mani la microcamera che Albion Zogaj, il 23enne di origini kosovare morto nel pomeriggio di lunedì per le drammatiche conseguenze dello scontro sulle Coste di Sant’Eusebio avvenuto nel pomeriggio di domenica, aveva montata sul casco.
Dal video registrato in soggettiva dal centauro di casa a Chiari, che a giudicare da quanto raccolto sui profili social riprendeva spesso le sue uscite da diverse angolazioni, anche con il telefono cellulare montato sul manubrio della sua Ktm, gli inquirenti riusciranno a ricostruire puntualmente tutta la dinamica dell’incidente e stabilire se e come ripartire le responsabilità dello schianto con la Yamaha condotta da un 30enne mantovano al momento indagato con l’accusa di omicidio stradale.
I video
Le probabilità che Zogaj procedesse ad altissima velocità sono accreditate dai suoi stessi video, peraltro girati proprio sulle Coste di Sant’Eusebio. In uno postato il 15 aprile di quest’anno, Albion corre alle spalle di un altro motociclista ad andature da pista. Mentre registra le grida del motore, la sua GoPro inquadra sullo sfondo le pieghe (e le correzioni) del centauro che lo precedere e, oltre alla linea di mezzeria spesso oltrepassata per prendere la traiettoria più veloce, mette a fuoco anche il contachilometri.
La camera car dà conto di velocità (in salita) al doppio del consentito, dell’abilità del centauro alla guida, ma anche della estrema pericolosità delle sue manovre, per sé, ma anche per gli altri utenti. Quanto ripreso è un film visto e rivisto sulle Coste di Sant’Eusebio. Lo sanno bene i fruitori della strada che dalla valle del Garza porta in Valsabbia, quindi sul lago di Garda, su quello di Idro o semplicemente alle Terme di Vallio.
L’appello da Caino
Lo sa bene anche il sindaco di Caino Cesare Sambrici che ieri, dopo l’ennesimo lutto sulla sp 237, ha preso carta e penna e scritto a prefetto e questore, ai vertici di Polizia Stradale, Provinciale e Locale, oltre che ai carabinieri di Nave. «Premesso che è la testa di chi guida a folli velocità che deve cambiare, mi chiedo: abbiamo fatto abbastanza per evitare questa ennesima tragedia? Vi ho invitato - scrive Sambrici - a passare di qui il fine settimana per capire cosa succede, ho chiesto di investire denaro nella modifica della viabilità interna, di sostituire i guardrail con strutture più sicure, di installare più dissuasori, presidiare il territorio con più forze dell’ordine, di chiudere i parcheggi, di vietare la sosta alla moto in cima al colle e di scattare le fotografie dal ciglio della strada. Non è stato fatto nulla. Non mi resta che adottare un’altra lapide sulla nostra strada con il magone in gola per non aver fatto abbastanza».
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