Morì intossicato, chiesti 8 mesi per l’idraulico

Per il pm collegò la caldaia dell’appartamento di via Tagliamento a Brescia allo scarico destinato ad altri fumi
Il tribunale di Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Due carcasse di piccioni a far da tappo nella piega non autorizzata di una canna fumaria. E un boiler, installato in un ambiente non abitabile, che sfoga al suo interno il prodotto della sua combustione. Tre concause per un decesso che, per il pubblico ministero Lisa Saccaro, ha un solo responsabile.

A pagare per la morte del 93enne stroncato nell’aprile di sei anni fa dalle esalazioni di monossido di carbonio che si era propagato per la condotta condominiale ostruita e, attraverso la cappa della sua cucina, aveva saturato il suo appartamento per la pubblica deve essere uno solo dei cinque imputati finiti a processo. Si tratta dell’idraulico che nel 1996 installò quella caldaia nel vano all’ammezzato dell’edificio di via Tagliamento dove nell’aprile del 2019 si consumò la tragedia. Otto mesi, questa la pena alla quale per il pm deve essere condannato l’artigiano che dotò quell’appartamentino di un impianto per l’acqua calda.

Nel corso dell’udienza che si è celebrata ieri davanti al giudice Marco Vommaro, il pubblico ministero è arrivato a conclusione opposta nei confronti della proprietaria dell’immobile. «Si era affidata alla competenza di un professionista che le aveva rilasciato una certificazione - ha affermato il pm – non si può certo pretendere che verificasse le modalità con le quali l’intervento fu eseguito. Non si può chiedere a lei di rispondere per quanto accaduto, anche se l’immobile non aveva l’abitabilità».

L’accusa probabilmente avrebbe chiesto la condanna anche del responsabile della modifica alla canna fumaria risultata decisiva nella concatenazione di eventi che hanno portato alla morte dell’anziano. Se solo fosse stato individuato. Il processo non è stato in grado, secondo il pubblico ministero, di chiarire l’origine di quel «gomito» che ha deviato lo scarico al quale erano allacciate le cucine dell’intera palazzina e nel quale sono precipitati i due piccioni. Di sicuro per l’accusa non fu la conseguenza dell’intervento di ristrutturazione risalente al 1993 fatto nell’appartamento posto al piano in cui si trova la deviazione. Per il pm non è imputabile né agli storici proprietari della casa, né a chi proprio nel 1993 l’aveva in comodato e, in attesa di acquistarla, aveva avviato un intervento di ristrutturazione, né all’architetto che aveva firmato quelle opere compiute peraltro in una porzione dello stabile diversa da quella attraversata dalla canna fumaria.

Dopo le conclusione del pubblico ministero hanno preso la parola anche i difensori degli imputati. I difensori degli imputati, gli avvocati Ennio Buffoli, Cristina Guatta, Luigi Frattini, Stefano Paloschi, Cristina Lombardi e Patrizia Ghizzoni hanno chiesto l’assoluzione dei loro assistiti

Il giudice ha aggiornato accusa e difesa al prossimo 20 giugno, per le eventuali repliche delle parti, la camera di consiglio e la decisione. Indipendentemente dall’esito del processo penale la vicenda con tutta probabilità avrà anche un seguito davanti al Tribunale civile per il risarcimento del danno.

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