Montichiari, caso don Tadini: «La scuola è parte lesa: avanti con l’attività»

É stato uno tsunami. Ma la struttura scolastica e l’attività ordinaria hanno retto la pesante scossa. «Proseguiremo il lavoro senza interferenze fino al termine dell’anno scolastico. Gli studenti e le famiglie devono stare tranquilli» assicura Chiara Bottarelli, coordinatrice didattica del centro don Tadini di Montichiari, che si occupa di formazione, e che ha perso il presidente del consiglio d’amministrazione, Giancarlo Dasè, arrestato e ai domiciliari con l’accusa di aver fatto sparire oltre 400mila euro dalle casse della scuola.

«Anche se siamo solo in fase di indagine, prendiamo le distanze dall’operato del presidente. La scuola è parte lesa, così come tutto il personale e anche gli studenti» spiega la professoressa Chiara Bottarelli che, assistita dall’avvocato Michela Marchesi annuncia: «Quando ci sarà il processo ci costituiremo parte civile. Noi vogliamo operare in trasparenza, cosa che invece, in base a quanto fin qui emerso – prosegue Bottarelli qualcun altro non ha fatto».

Ora, in attesa che venga nominato un nuovo cda della cooperativa don Tadini, la priorità sono gli iscritti ai corsi di formazione. «Sono ovviamente garantiti gli esami per gli oltre 60 studenti che li devono sostenere, così come l’anno formativo per i nostri 200 iscritti si concluderà regolarmente» garantisce la coordinatrice didattica del centro don Tadini.

Secondo le indagini della Guardia di Finanza, nate da un semplice controllo fiscale e corrdinate dalla pm Claudia Moregola, il 68enne Giancarlo Dasè, avrebbe usato per interessi personali i soldi destinati alla scuola. Denaro derivante da fondi stanziati da enti pubblici e rette delle famiglie.

Nella documentazione contabile la Finanza ha individuato bonifici partiti dai conti della coop a quelli personali di Dasè che avrebbe comprato opere d’arte e libri antichi, trovati a casa sua. Del tesoretto sottratto alle casse della coop farebbero poi parte anche alcune quote di iscrizione degli studenti versate direttamente sul conto corrente personale dell’ex presidente che aveva fornito personalmente alle famiglie le cordinate bancarie.