Reati nel Bresciano: meno furti, più denunce per violenza sessuale

Lo studio realizzato da Polis Lombardia per la Regione esamina i dati dal 2011 al 2023: tra capoluogo e provincia ci sono piccole ma significative differenze
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Meno reati ma più violenze sessuali
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Un città in cui, sul lungo periodo, sono calati nettamente i reati contro il patrimonio e in cui, nonostante una certa ripresa dopo il periodo Covid, i numeri di furti e rapine restano lontani dai picchi dell’inizio dello scorso decennio. Per contro crescono, come nel resto del Paese, le denunce per violenze sessuali: un elemento questo che deve però essere attentamente contestualizzato nell’ottica della maggiore propensione a denunciare e della crescente sensibilità sul tema delle violenze di genere.

Sono questi i più evidenti risultati dello studio «Sicurezza in Lombardia: analisi dei flussi dei fenomeni delinquenziali nella città metropolitana di Milano e nelle province lombarde» realizzato da Polis Lombardia e presentato ieri pomeriggio nella seduta della II Commissione permanente Affari istituzionali ed Enti locali in Regione.

L’analisi dei dati mostra solo piccole differenze tra il capoluogo e il territorio della provincia ma mette comunque in evidenza i fenomeni che sono variati di più o di meno a seconda della tipologia di contesto territoriale.

I numeri

Nel complesso tra il 2011 e il 2013 i reati predatori sono cresciuti e hanno raggiunto picchi che non si sono più ripetuti. Il primo esempio sono i furti: nel 2013 ne sono stati denunciati 2.324 in città e 4.316 in provincia per un totale di 6.640 mentre nel 2023 sono stati 1.570 in città e 2.915 in provincia per un totale di 4.485. Entra nella statistica ma non può essere rilevante il dato del 2020, pesantemente influenzato dalla pandemia. In quell’anno infatti in città sono stati 854 e in provincia 1.587 mentre le rapine 104 nel capoluogo e 193 sul resto del territorio.

Le differenze emerse tra città e provincia riguardano principalmente le rapine che sono classificate, anche nell’ampia analisi che apre lo studio presentato ieri in regione, come un reato tipicamente urbano. Lo spiega il tessuto sociale, minori legami di controllo informale e maggiori attività commerciali che rappresentano bersagli, più vie di fuga date dal reticolo stradale e meno possibilità di essere riconosciuti dato il maggior numero di persone.

Pendolarismo e marginalità

A far spiccare i capoluoghi, non solo Brescia, per quello che riguarda i numeri sull’impatto della criminalità predatoria c’è anche il fatto che questi siano interessati anche dal fenomeno del pendolarismo. Brescia, al mattino, raddoppia la propria popolazione, Milano la quadruplica. Le città sono centro di servizi, da quelli ospedalieri a quelli di istruzione senza dimenticare gli uffici pubblici. Strutture in cui convergono molte persone, che possono essere teatro di reati o che solo richiamano persone che vivono ai margini della legalità. Per lo stesso motivo nei grandi centri urbani è più frequente trovare anche stabili dismessi o aree industriali abbandonate in cui si raccolgono situazioni di marginalità che poi sono accompagnate da episodi di microcriminalità, il più delle volte predatoria.

Tendenze

Un’ultima riflessione sui numeri evidenziati nello studio relativi alle violenze sessuali. Il dato infatti è in costante aumento, soprattutto nelle aree urbane. È bene precisare che il trend non riguarda solo Brescia ma tutte le principali città della regione. Siamo passati dai 67 casi del 2014 ai 158 del 2022, per citare gli estremi, partendo dai 106 del 2011 e i 152 del 2023.

Numeri in calo anche per quello che riguarda i furti di autovetture. In città sono più che dimezzati, passando dai 482 del 2011 ai 199 del 2023. Il dato della città rappresenta circa il 30% del dato provinciale complessivo, inserendo anche questa tipologia di reati in quelli considerati urbani.

Il mondo dell’auto ha fatto grossi passi nelle tecnologie satellitari per la difesa dei mezzi e i furti residui sono il più delle volti di pregiati pezzi di ricambio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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