Medici di famiglia bresciani: «Noi fannulloni? È ora di dire basta»

Medici di base additati come «fannulloni»? «È ora di dire basta». Aderendo a un flash mob organizzato dalla Simg, anche alcuni medici di medicina generale bresciani hanno utilizzato i social per richiamare l’attenzione sul «mancato riconoscimento dell’impegno e della professionalità con cui la stragrande maggioranza degli esponenti della nostra categoria svolge quotidianamente l’attività». L’hanno fatto pubblicando in rete alle 13.30 di ieri la fotografia di un cartello con la scritta «E se il tuo medico di famiglia non esistesse più?» appeso sulla porta dell’ambulatorio.
Le testimonianze
«È stato un modo per dire “io non ci sto” – sostiene Elisabetta Domenighini, medico di base a Ospitaletto con 1.600 assistiti –. Veniamo definiti fannulloni, dicono che lavoriamo tre ore al giorno e lasciamo i pazienti soli sul territorio causando un numero incredibile di accessi in pronto soccorso e assenza di cure per una grande quantità di persone. Non è vero».
Per dimostrarlo cita i 450 contatti con i pazienti che ha avuto la scorsa settimana: 250 visite ambulatoriali, più mail, telefonate, visite a domicilio. «C’è un sommerso di attività da noi svolte - prosegue - che non viene visto o non si vuole vedere». Per Domenighini è ora di smetterla di ritenere i medici di base «il capro espiatorio di un Ssn che è in crisi e necessita di una rivoluzione copernicana: le cure territoriali sono complesse, svuotate di risorse amministrative e infermieristiche e di supporto logistico. Ci sentiamo soli di fronte a uno tsunami di richieste».
Le criticità
Dario Palini, collega di Rodengo Saiano e consigliere dell’Ordine dei medici, aggiunge che «si sente parlare spesso dei pronto soccorso intasati e un ragionamento spiccio e fallace potrebbe portare a dire che l’unico problema sia una mancanza di filtro sul territorio. Tuttavia questa potrebbe essere una delle criticità, ma non la sola».
Per spiegarlo Palini fa riferimento alla carenza di medici di base, all’aumento dei pazienti cronici, all’utilizzo non sempre ottimale dei servizi sul territorio. «Come tanti colleghi hanno voluto sottolineare aderendo al flash mob – spiega –, la situazione è molto complessa».
Non è uno sciopero
Di flash mob social e non di sciopero si è trattato perché, come spiegato da Elisabetta Domenighini e Francesca Gasparini, medico a Mompiano, «non abbiamo voluto interrompere un servizio pubblico». Ieri, tra l’altro, per la categoria è stata un’altra giornata caratterizzata da «bug» del sistema informatico regionale.

«Sono stanco di questa situazione insostenibile che ha un grande impatto sulla funzionalità dei nostri servizi – è lo sfogo di Angelo Braga, medico di base a Villanuova –, a maggior ragione mentre si propaganda la completa dematerializzazione delle ricette. È sconfortante, poi, che i cittadini se la prendano con noi, che siamo sulla stessa loro barca».
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