Loggia, per i dipendenti comunali tesoretto da 750mila euro

Una misura che rappresenta un segnale politico forte, seppur con effetti ancora contenuti sulle buste paga. È il significato del nuovo contratto collettivo decentrato integrativo per il triennio 2024-2026 – parte economica 2025 – sottoscritto dal Comune di Brescia con le Rsu e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Csa.
L’incremento
Grazie al decreto legge 25/2025, l’Amministrazione ha potuto integrare con risorse proprie la parte stabile del fondo accessorio. L’incremento è pari a 1 milione di euro lordo ente, che si traduce in 746mila euro lordi per i circa 1.670 dipendenti non dirigenti. In media l’aumento individuale sarà di circa 30 euro lordi al mese.
«Questo contratto – ha commentato l’assessore alle Risorse Marco Garza – rappresenta un’azione concreta, sostenibile e orientata alle persone. Valorizzare chi ogni giorno fa funzionare la macchina comunale significa anche rafforzare i servizi per i cittadini. È un primo passo, e intendiamo proseguire su questa strada ogni volta che le condizioni di bilancio lo permetteranno».
Necessità di intervento statale
L’assessore ha però richiamato con forza la necessità di un intervento statale: «I Comuni non possono essere lasciati soli. Il comparto degli enti locali è il front office dello Stato, ma oggi è tra i meno tutelati dal punto di vista retributivo. Senza risorse adeguate il settore sarà sempre meno attrattivo e sarà sempre più difficile il ricambio generazionale».
Con il nuovo accordo il fondo accessorio del personale non dirigente raggiunge la cifra record di 11.735.393 euro. «Una quota rilevante dell’aumento, circa 450.000 euro, sarà destinata a premiare le performance individuali e organizzative dei dipendenti – ha spiegato il direttore generale Marco Baccaglioni –. Il resto andrà a figure chiave, progetti strategici e indennità rimaste ferme da anni. Inoltre abbiamo deciso di rafforzare anche il fondo per le elevate qualificazioni».
Formazione
Nel contratto è stato inserito anche un impegno congiunto a promuovere la formazione come leva per l’innovazione e, a partire dal 2026, l’avvio di un piano di welfare integrativo, a condizione che le risorse di bilancio lo consentano. L’obiettivo è ampliare gli strumenti di sostegno per tutte le fasce del personale, dai lavoratori più giovani a quelli prossimi alla pensione.
«È una buona azione amministrativa – ha concluso Garza – che ha un impatto reale e costruisce basi solide per il futuro. Ma servono politiche nazionali all’altezza, che mettano gli enti locali nelle condizioni di attrarre e valorizzare davvero il capitale umano».
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