La sanità bresciana si riorganizza ed esce dagli ospedali

Prende forma la rete delle case di comunità, che nel rispetto di quanto previsto dal Pnrr dovranno essere completate entro il 2026: saranno quattro in città. Il consigliere dell’Ordine dei medici Gozio: «Vanno riempite di contenuti»
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Case di comunità: a che punto siamo?
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Concentrare le «acuzie» negli ospedali e offrire sul territorio risposte ai bisogni sanitari e socio-sanitari di una popolazione che vede aumentare le proprie cronicità. In linea con questo principio e nel rispetto del Dm 77/2022 la sanità si sta riorganizzando anche nel Bresciano con l’intento di intercettare le necessità dei cittadini, favorire la presa in carico (e l’aderenza terapeutica) e, tra le altre cose, ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso (che in Italia sono 4 milioni su 18). Insomma fare prevenzione, promuovere la salute e sgravare un sistema sanitario ospedale-centrico ora in difficoltà.

Belle parole, da tradurre in strutture e servizi. Una sfida non da poco che vede impegnate le quattro Asst della nostra provincia nel dare forma e sostanza alle case di comunità (strutture sociosanitarie polivalenti di riferimento per la popolazione), agli ospedali di comunità (per non acuti che non possono essere gestiti a domicilio), alle centrali operative territoriali (che coordinano la presa in carico delle persone). E a una serie di servizi come la telemedicina e l’assistenza domiciliare che vanno, appunto, nella direzione di una sanità di prossimità.

Cosa c’è dentro

Le case di comunità (cdc), nel rispetto di quanto prevede il Pnrr che le finanzia, devono essere pronte entro il 2026. Nel distretto Brescia Ovest dell’Asst Spedali Civili sono già attive quelle di Ospitaletto (hub) e Travagliato (spoke) che possono contare sulla presenza di «equipe di valutazione multidimensionali» (incaricate della valutazione dell’assistito finalizzata all’attivazione dei servizi e alla pianificazione degli interventi più appropriati) e offrono servizi. Come: vaccinazioni, prelievi, screening per la prevenzione di alcune malattie, continuità assistenziale (a Travagliato), attività specialistica orientata alla presa in carico dei cronici e assistenza infermieristica grazie alla presenza degli infermieri di famiglia e comunità, una delle figure fulcro della riorganizzazione.

In Valtrompia sono aperte le case di comunità di Nave e Tavernole e sono da poco iniziati i lavori di quella di Gardone che avrà un ruolo da «hub» (con presenza medica garantita h24, sette giorni su sette). Rimanendo nel territorio della stessa Asst, ad est sono in corso i lavori di ampliamento del presidio che ospiterà la casa di comunità di Rezzato ed è quasi pronta quella di Flero. In città, invece, è prevista la realizzazione di quattro case di comunità. Tre stanno prendendo forma nei presidi di viale Duca degli Abruzzi 13, via Corsica 145 e via Marconi 26. La quarta sarà in via Don Vender: i lavori dovrebbero iniziare una volta concluse le interlocuzioni con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Nell’area dell’Asst Garda le case di comunità ad oggi funzionanti sono due. Quella di Leno (con punto prelievi, cure domiciliari, ufficio protesica, area psicosociale giovani, consultorio familiare, ambulatorio per disturbi cognitivi, servizi sociali, infermieri di famiglia, vaccinazioni...) e quella di Nozza di Vestone, entrambe sedi pure del distretto e della Cot (a tal proposito sono in corso lavori di adeguamento). A Gargnano il cantiere ha preso il via a novembre, a Desenzano inizierà a giugno, a Montichiari sono in corso le opere di ampliamento, a Gavardo è stato abbattuto l’edificio e stanno iniziando i lavori di costruzione di quello nuovo. E a Verolanuova sono già attivi alcuni servizi ed entro fine giugno partirà la ristrutturazione di ulteriori spazi in un immobile concesso dal Comune.

Telemedicina

Per l’Asst Franciacorta sono in funzione le case di comunità di Chiari e Iseo, dove sono previsti dei lavori. Da costruire ci sono le strutture di Marone, Palazzolo, Orzinuovi e Barbariga, queste ultime due con i medici di famiglia. Come spiegano dall’azienda con sede a Chiari «si sta cercando di costruire percorsi di presa in carico che vadano dal territorio al territorio, in cui la parte di acuzie (ospedaliera) sia ridotta la minimo».

Lavori in corso nella palazzina della casa di comunità a Darfo - © www.giornaledibrescia.it
Lavori in corso nella palazzina della casa di comunità a Darfo - © www.giornaledibrescia.it

Quanto, poi, alla Valcamonica sette case di comunità sono aperte (e da completare) ed è in costruzione quella di Berzo Inferiore. Cantieri già avviati, poi, per i due ospedali di comunità di Esine ed Edolo, entrambi da 20 posti letto. Dall’Asst osservano che i tempi sono stati rispettati e «sono già stati avviati numerosi servizi, molto apprezzati dall’utenza. Particolarmente innovativa la sperimentazione della telemedicina in ambito cardiologico in collaborazione con i medici di medicina generale nella casa di comunità di Darfo».

Il cantiere dell'ospedale di comunità da 20 posti letto a Esine - © www.giornaledibrescia.it
Il cantiere dell'ospedale di comunità da 20 posti letto a Esine - © www.giornaledibrescia.it

La rete, insomma, si sta delineando. Giovanni Gozio, medico di famiglia e consigliere dell’Ordine dei medici di Brescia, evidenzia l’importanza che, al di là dei cantieri, le case di comunità vadano «riempite di persone e contenuti. Devono, inoltre, avere una componente sociale importante: i cronici sono anche i nostri fragili e viceversa. Senza questa integrazione delle risposte la riorganizzazione territoriale sarà monca».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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