CronacaGarda

La ciclovia del Garda costerà decisamente troppo, anche per i magistrati

Arrivata la bacchettata della Corte dei conti, che stima una spesa di 1,6 milioni di euro al chilometro. Rilevate anche criticità nella sicurezza e nelle caratteristiche tecniche del tracciato
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"La ciclovia del Garda costa troppo"
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Il costi stratosferici dell’anello gardesano li avevano già denunciati i comitati. Ma ora li certifica anche la Corte dei conti, in un’indagine sui 400 milioni destinati dal Pnrr al Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, che mette in luce lentezze procedurali, scarsa capacità di spendere le risorse assegnate, ritardi e, appunto, costi fuori controllo.

L’anello del Benaco

Per l’anello di 165 km che ruota attorno al più grande lago italiano (79 km sulla costa bresciana, 67 su quella veronese e 19 nella parte trentina), nel 2017, erano stati previsti 67 milioni di euro, passati a 344 milioni nel 2021, mentre oggi si stima che il costo supererà abbondantemente il miliardo di euro.

Il valore standard per chilometro è stato fissato dalla Corte dei conti a quota 350mila euro, ma per l’anello gardesano si è arrivati a un costo di molto superiore: 30 milioni del Pnrr per realizzare un tratto di 18 km, cioè 1,6 milioni al km.

«Quasi la metà delle risorse (12,53 milioni) – scrive la Corte dei conti – sono andate alla Regione Lombardia allo scopo di realizzare 8 chilometri». I magistrati contabili aggiungono: «Per la Ciclovia del Garda la Lombardia spende 1 milione 567mila e 48 euro al chilometro contro i 250mila al km della Regione Sardegna. Valore decisamente spropositato oltre che non in linea con i criteri fissati per la progettazione dei percorsi da finanziare».

Sull’anello gardesano la Corte rileva inoltre «criticità riguardanti la sicurezza e le caratteristiche tecniche del tracciato, carente delle indagini e degli strumenti necessari ad approfondire gli aspetti paesaggistico ambientali».

In Trentino non va meglio

Il tratto a sbalzo della ciclovia del Garda - Foto © www.giornaledibrescia.it
Il tratto a sbalzo della ciclovia del Garda - Foto © www.giornaledibrescia.it

La Provincia autonoma ha preventivato un costo complessivo, per i suoi 19 km, di quasi 70 milioni, solo in parte finanziati dal Pnrr. Tra i tratti più costosi, perché da realizzare su passerelle a sbalzo ancorate alla roccia a picco sul lago (con innegabile impatto ambientale), c’è la contestatissima «Unità funzionale 3.1» in costruzione tra la galleria delle Limniadi, a Riva, e il confine provinciale con Limone: 2,6 milioni per soli 100 metri. Costo che, rapportato ad 1 km di opera, corrisponde a 26 milioni, più di un viadotto autostradale. Una spesa folle.

Ma il Trentino tira dritto considerando strategico il collegamento al tratto a sbalzo già realizzato a Limone (2 km inaugurati nel 2018 e costati 7 milioni). L’impressione è che l’anello, almeno nel breve e medio periodo, resterà incompleto. La Lombardia ha già stralciato dal progetto del tratto Padenghe-Toscolano la parte che passa a Gardone Riviera, dove gli operatori sono insorti contro le passerelle a lago davanti agli hotel. Sul tratto Limone-Gargnano, il più complesso dal punto di vista tecnico, è calato il silenzio. Se ne è parlato per decenni, ma ancora non si sa se e come farlo. E pensare che dal 1928 al 1931 bastarono tre anni per realizzare il Meandro, quel capolavoro di ingegneria che unisce Gargnano e Riva, la Gardesana occidentale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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