Istigazione alla corruzione: «Dimostreremo l’infondatezza delle accuse»

L’inchiesta non è chiusa. Al contrario, l’arresto nelle scorse ore del 61enne Arturo Bernardelli, patron della Edilquattro srl, accusato di istigazione alla corruzione, è ritenuto soltanto l’inizio delle indagini sui rapporti tra politica e il mondo imprenditoriale nel settore estrattivo.
La difesa
«Il mio assistito ritiene di poter chiarire ogni aspetto della vicenda e presto offrirà alla Procura anche ampio supporto documentale idoneo a dimostrare l’infondatezza delle ipotesi di reato contestate» spiega l’avvocato Carlo Ambrosini, legale di Bernardelli che venerdì mattina comparirà davanti al gip Matteo Grimaldi per l’interrogatorio di garanzia. Bernardelli avrebbe tentato di corrompere un tecnico - promettendo 15mila euro da versare in due tranche da 7.500 euro l’una - affinché il dipendente pubblico falsificasse il rilievo topografico di una cava di sabbia e ghiaia di Ghedi e di proprietà del gruppo Edilquattro srl. Per chi indaga Bernardelli «è una persona che ha ampiamente dato dimostrazione di non possedere la benché minima capacità di autocontrollo e di avere eletto a vero e proprio sistema di gestione dell’attività d’impresa quello dell’ingerenza indebita nell’attività della pubblica amministrazione».
Sotto inchiesta è finito anche l’ex sindaco di Castenedolo Gianbattista Groli, all’epoca dell’indagine nel 2023 consigliere comunale nello stesso paese, carica che da giugno scorso non ricopre più. È indagato in concorso con Bernardelli per istigazione alla corruzione perché avrebbe fatto da tramite tra l’imprenditore e il tecnico che ha rifiutato ogni proposta e denunciato il presunto malaffare. Il pubblico ministero Marzia Aliatis vuole fare chiarezza anche sui rapporti tra Bernardelli e il mondo politico con il quale il patron della Edilquattro srl, ha dimostrato di avere contatti.
La politica
Nelle carte dell’inchiesta viene infatti citato Fabio Rolfi - che non è indagato - al quale avrebbe chiesto attraverso una telefonata intercettata di «individuare un esponente della Provincia di Brescia che potesse influire in favore di Bernardelli sulle determinazioni dell’Ente nell’ambito della procedura di approvazione del piano Cava e che potesse impedire al dirigente Davini di presenziare alle audizioni tenute in Consiglio Regionale cosicché lo stesso non potesse esprimere parere eventualmente negativo» si legge nelle carte dell’inchiesta. Rolfi avrebbe indicato Maria Teresa Vivaldini, all’epoca «responsabile politica settore territorio della Provincia».
Sul punto è intervenuto il Broletto: «Gli amministratori e i dirigenti della Provincia di Brescia sono completamente estranei ai fatti. Gli stessi hanno sempre operato nel pieno rispetto delle parti e delle regole» viene spiegato in una nota. «Si sottolinea inoltre che la Provincia - scrive l’Ente - è destinataria di plurimi ricorsi contro la pianificazione del Settore Cave, in primis dall’imprenditore oggetto di intervento da parte dell’autorità giudiziaria. Di conseguenza la Provincia e il Consigliere delegato Mariateresa Vivaldini possono esprimere soltanto il rammarico di essere citati nell'ambito di una questione che non li vede per nulla coinvolti».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
