Istigazione alla corruzione, il cavatore avrebbe promesso 15.000 euro
Quindicimila euro (metà subito e metà a lavoro finito), oltre all’affidamento del cantiere per la costruzione di un supermercato, lavori di ingegneria civile a Montirone e opere infrastrutturali in tutto il Nord Italia.
Il tutto per cancellare con un colpo di matita le irregolarità realizzate in anni di estrazioni all’interno di una delle sue cave di sabbia e ghiaia.
L’accusa
Un’operazione che ad Arturo Bernardelli, 61enne a capo del gruppo che porta il suo cognome e che gestisce la Edilquattro, l’impianto di Ghedi finito sotto la lente della Procura, rischia di costare molto di più.
L’imprenditore infatti è da ieri agli arresti domiciliari con l’accusa di istigazione alla corruzione: secondo la ricostruzione dei carabinieri forestali e del sostituto procuratore Marzia Aliatis, a partire dall’ottobre dello scorso anno, ha fatto di tutto per corrompere l’unico in grado di sanare le irregolarità: il geometra incaricato dal Comune di Ghedi di compiere rilievi topografici sulla cava che ricade nell’ambito «Ate41». Bernardelli, al geometra, avrebbe fornito una traccia per falsificare lo stato dei luoghi e consentirgli di passare indenne i controlli, ma anche le istruzioni per farsi pagare il disturbo senza dare nell’occhio.
Per coprire i 400mila metri cubi scavati in più, la modifica della morfologia del bacino estrattivo, la rimozione di terreno nei pressi della Brescia-Parma, al tecnico sarebbe stato consegnato un falso stato dei luoghi già depositato nel 2014 dalla società e consigliato, per facilitare il pagamento, l’emissione di una fattura per un consulenza fittizia relativa ad un altro impianto della Bernardelli.
Al professionista – che è stato a sentire e si è rivolto in tempo reale agli inquirenti – l’imprenditore sarebbe arrivato tramite Gianbattista Groli, a sua volta indagato. Sarebbe stato l’ex sindaco di Castenedolo, in nome di un’antica amicizia politica con il padre e lo zio del geometra, a tentare di costruire un ponte tra Bernardelli e il tecnico e a chiedere a quest’ultimo di assecondare le richieste formulate in futuro da un’ingegnere della società dell’imprenditore. Secondo gli inquirenti, Groli si sarebbe presentato dal geometra anche pochi giorni prima del Natale scorso, per chiedere notizie della questione con bottiglie di vino omaggio, ma gli avrebbe anche prospettato un posto in giunta a Castenedolo, nel tentativo di riuscire a strappare i suoi favori.
La politica
Gianbattista Groli è l’unico politico indagato, ma non l’unico che Bernardelli avrebbe investito del suo problema. Da un’intercettazione di fine ottobre ’23 agli inquirenti risulta che Fabio Rolfi (assessore all’Agricoltura del Pirellone in quota lega fino al febbraio del 2023 estraneo alle indagini) oltre a tenere informato l’imprenditore dell’avanzamento dei lavori del Consiglio Regionale sull’approvazione del nuovo Piano Cave, si confrontava con lui per individuare un esponente della Provincia di Brescia che potesse avere un peso sull’approvazione dello stesso piano e che potesse impedire ad un dirigente del settore di partecipare alle audizioni in Regione e, in caso, esprimere il suo parere contrario agli interessi di Bernardelli.
L’amministratore provinciale individuato fu Mariateresa Vivaldini (all’epoca consigliere della Provincia delegato all’Ambiente e alle Attività estrattive).
«Mi è molto vicina ma se glielo chiedi tu, fa un altro effetto» avrebbe detto Bernardelli a Rolfi. Che interesse abbia espresso Vivaldini alla vicenda non è dato sapere. Interrogato dagli inquirenti il funzionario della Provincia temuto dall’imprenditore ha detto di essere stato convocato nel novembre dello scorso anno nell’ufficio della consigliera provinciale alla presenza dell’architetto Riccardo Franceschi. Ma anche di aver avuto l’impressione che Riccardi volesse assicurarsi il benestare della provincia relativamente alla predisposizione di un emendamento riguardante la Edilquattro che doveva essere esaminato dal Consiglio Regionale.
Nell’ambito della stessa inchiesta è indagato anche Gabriele Baruzzi, dirigente della Bernardelli Group. Nel febbraio del 2022 avrebbe tentato di corrompere, con una bottiglia di vino e sette buoni carburante (in tutto 500 euro), la consulente ambientale del Comune di Ghedi. Le chiedeva di muoversi a favore della sua società, nell’ambito di una pratica relativa alle opere compensative per la realizzazione di una discarica. Anche lei ha rifiutato l’offerta e si è rivolta agli inquirenti.
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