Internati militari, a Brescia consegnate medaglie a 18 famiglie
Con la prima «Giornata in memoria degli Imi», internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi, si è scritto un pezzo di storia. Per ricordare la loro «Resistenza senza armi» è stata istituita di recente una legge che stabilisce il 20 settembre come giornata nazionale in loro onore.
Per l’occasione la Prefettura di Brescia ha organizzato sabato 20 una cerimonia di commemorazione in Piazza dei Caduti dei Lager con la deposizione di una corona alla presenza dei gonfaloni del Comune di Brescia e della Provincia.
La cerimonia
Questa mattina, invece, negli spazi della Caserma Goito sono state consegnate le medaglie ai familiari di 18 militari internati. Alla cerimonia erano presenti figli e nipoti, accompagnati dai sindaci dei Comuni di appartenenza. «È importante ricordare questo pezzo di storia – dice Anna Chiti Batelli, viceprefetto vicario della Prefettura di Brescia –. La memoria serve per imparare, ha una funziona educativa e serve per tramandare nel nostro futuro quello che è stato e che non avrebbe dovuto essere».
Più di 650mila
Questa nuova data simbolica vuole commemorare gli oltre 650mila militari italiani che vennero catturati dai tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, che causò la fine dell’alleanza con la Germania nazista. Dopo questa data gli Imi furono deportati nei lager tedeschi.
La data è fissata al 20 settembre, perché, nella medesima giornata nel 1943, Hitler modificò la condizione dei prigionieri di guerra italiani in quella di internati militari, condizione che determinò un peggioramento del loro trattamento durante la prigionia. Gli Imi vennero infatti disprezzati dai soldati tedeschi e venne dato loro pochissimo cibo, razionato e spesso insufficiente per sopravvivere.
«Oggi rendiamo omaggio a quei giovani che seppero dire no – conclude il vicesindaco Federico Manzoni presente alla cerimonia –. I soldati italiani internati in Germania dovettero subire sentimenti di ostilità nei loro confronti. La nostra società non può non ricordarli».
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